venerdì 12 febbraio 2010

Recensione METROPOLIS (1927)

Recensione metropolis (1927)




Regia di Fritz Lang con Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Brigitte Helm

Recensione a cura di Marco Iafrate (voto: 9,0)

Ruote di ingranaggi, stantuffi, pistoni. Rumore, sudore, sofferenza.
Alienazione.
La disumanità dell'industrializzazione ed i suoi effetti, il conflitto storico tra padroni ed operai, il divario abissale tra i ricchi e i poveri.
L'idea di girare "Metropolis" il grande regista austriaco inizia a coltivarla di ritorno da un viaggio a New York, quale città meglio della grande mela poteva dare lo spunto per descrivere una città del futuro, fantastica, paurosamente efficace, disumana.
Non ci possono essere enormi ricchezze, gigantesche opere, sfarzo, splendore, se prima non c'è stato il lavoro di milioni di braccia, braccia che non hanno mai goduto di tali ricchezze.

Johann Fredersen è il padrone assoluto della città, dal suo quartier generale domina e controlla tutte le attività produttive svolte nei sotterranei della metropoli, un underground creato apposta per i lavoratori, sottoposti ad un regime di schiavitù che li riduce a pura forza lavoro, ad automi incapaci di reagire, tutto procede rigorosamente secondo i ritmi imposti dal comando.
A causare una frattura a questo ordine costituito è l'occasionale visita in superficie dai sotterranei di Maria una bella ragazza che vive con gli operai e si prende cura dei loro bambini; il figlio del ricco padrone, Freder, la nota e ne rimane folgorato, se ne innamora all'istante e sfidando le rigide regole imposte dal padre si introduce a cercarla nel sottosuolo. Lì scopre l'inumana condizione nella quale si trovano gli operai, sostituendosi ad uno di loro vive sulla propria pelle l'abiezione dei massacranti ritmi di lavoro che le macchine impongono agli uomini.
La permanenza nei sotterranei porta Freder presto a scoprire un livello ancora inferiore a quello dove lavorano gli operai, le catacombe; qui Maria riunisce clandestinamente i lavoratori per infondergli una moralità cristiana necessaria a sopportare la loro condizione.
Nel frattempo Fredersen è in contatto con il geniale scienziato Rotwang, inventore di un robot che nel progetto dovrà sostituire l'uomo nel lavoro. Ritenendo l'operato di Maria molto pericoloso, Fredersen ordina allo scienziato di rapirla così da trasferire le sue sembianze al robot per mandarla poi tra gli operai a controllarne gli eventuali propositi di ribellione; ma Rotwang ha un conto da saldare con Fredersen e programma il robot per incitare gli operai alla distruzione delle macchine della città sotterranea. Lo sdoppiamento viene presto scoperto da Freder che riunitosi con la vera Maria salva la città dalla catastrofe costringendo il padre-padrone ad una conciliazione con gli operai.

[...]

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