Recensione la scomparsa di alice creed
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Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 6,5)
Victor (Eddie Marsan) e Danny (Martin Compston), due criminali conosciutisi in carcere, rapiscono la giovane Alice Creed (Gemma Arterton), imprigionandola in un anonimo appartamento, che hanno precedentemente adattato all'uopo, insonorizzandolo, oscurandone le finestre e fortificandone le porte. Il loro piano è semplice: riscuotere il riscatto e fuggire senza fare nessun male alla ragazza.
Ma ben presto le cose si complicano a causa dei comportamenti ambigui e maldestri di Danny.
Il primo lungometraggio scritto e diretto dall'inglese J. Blackson è un film dalla struttura apparentemente elementare, ma che cela una scrittura complessa e di buon livello. La pellicola presenta pochissimi esterni e si svolge quasi integralmente all'interno dell'appartamento adibito a prigione. Questa scelta di scrittura e di regia è caduta anche su alcune scene, come quella del rapimento che è ripresa sostanzialmente dall'interno del furgone in cui la vittima viene rinchiusa, che avrebbero potuto essere filmate in modo assai differente. Le motivazioni dell'autore sono facilmente intuibili: da un lato si tratta di un'economia narrativa e temporale (per esempio la citata scena del rapimento dura una manciata di secondi), che ben si sposa con la politica del film a basso costo; d'altro canto si coniuga perfettamente con i principi delle celebri tre Unità Aristoteliche che in questo film sono quasi perfettamente rispettate.
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