Recensione another year
Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 9,0)
"Another year" di Mike Leigh è un dramma-commedia che tratta di accoglienza ed emarginazione: dell'ipocrisia a volte impercettibile con cui teniamo a distanza chi apparentemente accogliamo.
Al centro del film vi è la coppia ideale, composta dai coniugi maturi Tom e Gerri (proprio così: come il gatto e il topo dei cartoons). Lui geologo, lei psicologa, coltivano un orto, vivono nei sobborghi di Londra e sono sereni.
Di mente aperta, sono il ritratto perfetto di due progressisti ormai alle soglie della terza età, che ricordano quando, da ragazzi (quarant'anni fa), si trovavano al festival dell'isola di Wight. Hanno un figlio, Joe, che fa l'avvocato e che si fidanza con Kathy. Gerri adora la sbarazzina Kathy, che entra subito a far parte della famiglia.
Una coppia che si vuole bene è sostanzialmente escludente e può celare (ai proprio stessi occhi) una tolleranza indulgente - e, spesso, un egoismo vagamente settario - sotto una disponibilità apparentemente benevola e sincera.
Mentre un anno trascorre (il film è scandito in quattro episodi, ciascuno per ogni stagione), il film ci racconta quanto sia ardua, per chi se la passa bene, la solidarietà.
Spesso Tom e Gerri si mostrano tolleranti. La tolleranza è un atteggiamento sottilmente ipocrita, quanto di più lontano dalla vera solidarietà, dal vero affetto.
In superficie essi paiono quasi due solerti e accoglienti samaritani verso i loro amici solitari e scontenti della propria vita. Ma non son poi così ospitali: le ellissi temporali del film celano il fatto che, in un anno, li invitano in realtà pochissime volte a casa loro.
Tom non disdegna il ricorso all'ironia. Per rincuorare gli amici ha sempre la battuta pronta: con discrezione vorrebbe sdrammatizzare la sofferenza degli altri. Proprio come la comicità di Tom e Jerry, i due coniugi si propongono di alleggerire il peso della solitudine dei loro amici facendo ricorso a un umorismo che vorrebbe esser terapeutico. Loro ne escono più belli; gli amici sorridono amaro, o non sorridono affatto.
Il dramma - il vero dramma - è che gli amici sono persino portati a vergognarsi della loro infelicità. Si sentono inferiori, si sentono in difetto. Non viene offerta loro nient'altro che una paternalistica pacca sulla spalla e si sentono anche in debito per questo.
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