Recensione offscreen
Recensione a cura di K.S.T.D.E.D.
I cineasti danesi, è cosa nota, sono fuori di testa. Ogni qualvolta ci si avvicina ad una loro pellicola viene istintivo prepararsi a qualcosa di quanto meno insolito. Tuttavia, sistematicamente, non ci si prepara mai a sufficienza e la pellicola di turno finisce per spiazzare lo spettatore. Che piaccia o meno non è rilevante, perché se ne rimarrà sorpresi in ogni caso. "Offscreen", per esempio. Ecco, se Christoffer Boe col suo precedente lungometraggio, "Allegro", confermava quanto scritto sopra, con questo suo "Offscreen" riesce a rendere le prime righe di questo scritto forse anche troppo riduttive.
Il regista l'ha definita un'amabile e cruenta tragicommedia.
Arricchire questa lapidaria descrizione con aggettivi come malsana e claustrofobica sarebbe niente affatto fuori luogo.
Il tutto comincia con Nicolas Bro e Christoffer Boe. Nell'interpretare se stessi, il primo chiede al secondo, regista appunto, come usare una videocamera. È sua intenzione portarla in casa, riprendere ogni secondo della giornata, inquadrando e poi cercando di risolvere i problemi tra lui e la sua compagna Lene (Lene Maria Christensen, che interpreta a sua volta se stessa). Lo strumento però, con l'andare del film, acquisterà un peso sempre maggiore nella vita di Bro, fino a divenire per lui il centro della sua esistenza, tanto che la sua compagna lo abbandonerà, cosa che poi faranno anche tutti i suoi amici, lasciandolo solo con la sua ossessione.
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