lunedì 18 aprile 2011

Recensione LO STRAVAGANTE MONDO DI GREENBERG

Recensione lo stravagante mondo di greenberg




Regia di Noah Baumbach con Ben Stiller, Greta Gerwig, Rhys Ifans, Chris Messina, Sydney Rouviere, Susan Traylor, Merritt Wever, Koby Rouviere, Emily Lacy, Mina Badie, Aaron Wrinkle

Recensione a cura di foxycleo (voto: 7,5)

Il regista e sceneggiatore statunitense Noah Baumbach firma scenografia e regia de "Lo stravagante mondo di Greenberg", dopo aver quasi sfiorato l'oscar nel 2005 con "Il calamaro e la balena" e aver scritto sceneggiature originali e divertenti come quelle di "Fantastic Mr. Fox" o "Le avventure acquatiche di Steve Zissou".
Questo film ruota completamente attorno al personaggio di Roger Greenberg (interpretato dall'ottimo Ben Stiller). Roger è un quarantenne appena dimesso da una clinica psichiatrica, dopo un forte esaurimento nervoso; a lui il fratello chiede di occuparsi della casa per sei settimane durante le quali con l'intera famiglia soggiornerà in Vietnam sia per motivi di lavoro (la costruzione di un albergo) sia per vacanza. Roger, di professione falegname, è alla ricerca di una vita nuova, è insoddisfatto del mondo che lo circonda; a dimostrazione di ciò scrive decine di lettere di protesta a ditte e società commerciali di ogni genere, inoltre fatica a instaurare sinceri e stabili rapporti interpersonali, anche con gli amici di sempre come Ivan (Rhys Ifans). Egli si ritrova spiazzato nell'accorgersi attratto da Florence (la brava Greta Gerwig), giovane venticinquenne, aspirante cantante, che per mantenersi aiuta la famiglia del fratello di Roger nelle diverse necessità domestiche. Roger e Florence sono accomunati da un forte senso d'inadeguatezza nei confronti della società circostante, dalla continua ricerca della propria realizzazione personale e dalle difficoltà di comunicazione con gli altri.

Greenberg sembra voler recuperare la propria giovinezza, non pienamente vissuta, tramite dinamiche alle volte risibili come quella del party, in cui ragazzotti ventenni continuano a chiedere a gran voce musica dei Korn mentre lui predilige l'ascolto dei Duran Duran. La sceneggiatura in questi punti è crudele, ma coraggiosa nel mettere in scena le problematiche della salute mentale in maniera dura ed efficace. Roger è reale nelle sue inattitudini, nelle sue gaffe e nel suo irritante approccio con gli altri. Certo nel suo percorso individuale di ri-costruzione di un'identità non è aiutato da un fratello, che anche dall'altro capo del mondo, è un continuo rimprovero nei confronti di chi, a suo avviso, non è affidabile e non è maturo quanto la sua età richiederebbe. Ma Roger non è realmente un fannullone egli coltiva il suo essere apatico: "io non faccio niente, non voglio fare niente. Non faccio niente per scelta".

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