Recensione 007 skyfall
Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 7,5)
Di ritorno nell'M6 dopo esser stato dato per morto, James Bond ha il suo primo confronto verbale con Q, giovane e rampante esperto informatico dei servizi segreti britannici, di fronte al dipinto di Turner "La valorosa Téméraire", alla National Gallery di Londra. L'opera ritrae un veliero da guerra condotto in porto per la demolizione, sullo sfondo di un intenso tramonto, trainato da un rimorchiatore a vapore. "Sic transit gloria mundi", viene in mente guardando il dipinto: i tempi passano inesorabili, le vecchie glorie sono soppiantate dalle nuove tecnologie, che appaiono sempre più prosaiche.
E' un James Bond che guarda al passato, quello di "007 Skyfall", e che si interroga: sui tempi che corrono, su ciò che cambia, ciò che tramonta e ciò che perdura. Lo fa in modo scanzonato ma lucido, esplicitando - a volte con ironia - l'interesse per questi interrogativi nei dialoghi, nelle situazioni e nelle citazioni (la comparsa della Aston Martin salutata dall'attacco dello storico brano musicale di 007 è una felice intuizione).
Gli sceneggiatori di "007 Skyfall" (gli "storici" Neal Purvis e Robert Wade, affiancati da John Logan) provano a ragionare in grande, e a fare i conti con il mondo com'è diventato 50 anni dopo il primo episodio della serie, 20 anni dopo la fine della guerra fredda, e 11 anni dopo l'11 settembre. Il cinquantenario di 007, ben sfruttato in termini commerciali (con cofanetti da collezione e tutti gli episodi della serie editi per la prima volta in alta definizione) è stato il pungolo che li ha spinti a lavorare di fino - oltre a essere stata la ragione dell'ingaggio un regista di prestigio come Sam Mendes, che lascia la sua firma su quello che è il Bond più riuscito e significativo da decenni a questa parte.
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