lunedì 12 novembre 2012

Recensione IL CASANOVA DI FEDERICO FELLINI

Recensione il casanova di federico fellini




Regia di Federico Fellini con Donald Sutherland, Tina Aumont, Cicely Browne, Carmen Scarpitta, Clara Algranti, Daniela Gatti, Margareth Clementi, Olimpia Carlisi, Silvana Fusacchia, Mario Cencelli, Chesty Morgan, Leda Lojodice, Sandy Allen, Clarissa Mary Roll, Daniel Emilfork

Recensione a cura di elio91 (voto: 10,0)

Il Casanova è Federico Fellini? Vale la pena chiedersi questo, visti i legami autobiografici che da sempre questo autore ha inserito nella sua opera, in maniera esplicita. Se lo aveste chiesto a lui all'epoca della produzione del film (1974-75) probabilmente vi avrebbe cacciato via infuriato. È strano il rapporto che ha legato Fellini a questa sua creatura: sin dal titolo si esplicita che questo Casanova non è un film biografico del "seduttore" veneziano, non segue la storia della sua vita né le duemila pagine di tomi che lo hanno reso famoso; al contrario, è la caricatura di Fellini sul Casanova, ovvero come in passato la Roma (titolo dell'omonimo film) era quella secondo Fellini cosi anche il Casanova è una sua proiezione sul personaggio di cui, inizialmente, sapeva praticamente poco o nulla se non i vari stereotipi sullo sciupafemmine impenitente.
Casanova invece nelle sue memorie, vale la pena ricordarlo, parlava pochissimo di conquiste femminili e più di vicissitudini avventurose: nella sua vita fece di tutto e diventò qualunque cosa, da evaso celebre a massone, da esorcista a giocatore d'azzardo.
Si deve a Laforgue, autore tanto ammirato e usato da Carmelo Bene, il revisionismo concentrato maggiormente sul lato seduttorio. Sta di fatto che Fellini covava in segreto la voglia di fare un film su questo personaggio da decenni, e quando ne ebbe la possibilità non se la fece sfuggire, tralasciando ancora una volta il "Mastorna" che si porterà dietro come uno spettro incompiuto e di cui potremo ritrovare le tracce in ogni suo film.

La gestazione del film fu travagliata: costi altissimi, screzi con il produttore De Laurentis prima con cui il progetto assumerà la forme embrionale, e Grimaldi poi con cui giungerà alla nascita, e in primis incomprensioni di Fellini con la sua stessa creatura. Fellini odiava visceralmente il Casanova. Cominciò a rendersene conto parlandone con i giornalisti in maniera feroce, criticandone i lati che lo avevano reso una sorta di prototipo del maschio italiano infantilmente legato ad un'idea di donna e di conquista e di frustrazioni sessuali. Un odio, quello verso il Casanova, esagerato tanto da scatenare un caso mondiale e curioso durante la lavorazione del film: un autore che si ribella contro il suo stesso personaggio. Fellini neanche lesse la storia della sua vita, ma non ne aveva bisogno; d'altronde aveva fatto un mediometraggio su Poe (Toby Dammit) magnifico senza bisogno di leggerlo. Eppure le ripercussioni cominciarono a farsi notare anche quando, una volta scelto l'attore che lo interpreterà, il regista sfogherà la sua rabbia verso di lui. Davvero una sorta di transfert psicologico in piena regola. Chiedendosi il perché di questo accanimento forse si possono scovare motivi, neanche a dirlo, autobiografici: si sa che Fellini criticava il maschio italiano cosi ansioso di conquiste femminili, ma il dongiovannismo affliggeva anche lui in maniera spaventosa viste le continue scappatelle dalla moglie, le relazioni, quasi l'ossessione per il femminile che assume toni spesso e volentieri grotteschi e mostruosi.
"Casanova di Federico Fellini" era, in fondo, una caricatura di quest'ultimo inconscia, come sottolinea il sempre puntuale Kezich. Ma Fellini se ne rese conto, forse, e alla fine riuscì ad entrare in contatto con l'anima di sé stesso e del Casanova, quasi "perdonandolo". D'altronde non si poteva fare un film cosi inizialmente, vero, caricaturale verso il protagonista, ma che poi assume via via connotati sempre più empatici e struggenti in profonda partecipazione con la sua solitudine.

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