venerdì 21 ottobre 2005

Recensione NIENTE DA NASCONDERE

Recensione niente da nascondere




Regia di Michael Haneke con Juliette Binoche, Daniel Auteuil, Maurice Bénichou, Annie Girardot, Bernard Le Coq

Recensione a cura di GiorgioVillosio

La maggior parte delle persone vive la propria vita con spontaneismo "vegetale", senza riflettere sui come e sui perché; e fermandosi comunque al livello effettuale dell'esistenza, rinunciando ad auscultarsi interiormente per capire l'origine del proprio comportamento.
Da questo stato di "sopore" della coscienza, hanno origine le nevrosi di ogni tipo; tutte riconducibili a un denominatore comune: quello di compiere quotidianamente azioni che crediamo mirate a fini particolari, ma in realtà pilotate dalle zone d'ombra del nostro inconscio, a nostra totale insaputa. Da dove possa originarsi un processo di segno inverso, che porti a maggiori consapevolezze del sé, non è sempre chiaro; anche perché la maggior parte delle persone non gradisce andare a fondo dell'autoconoscenza, e sceglie la via di fuga della rimozione come lo struzzo: con la testa sotto la sabbia si ha meno paura perché non si vede il pericolo, e, oltretutto, si rifugge dallo spauracchio del cambiamento.

Pari pari, queste considerazioni potrebbero trasferirsi dalla sfera del singolo individuo, a quella più lata della politica e delle nazioni: queste stesse tendono a perpetrare delitti, obnubilando in seguito la doverosa coscienza storica, altrimenti soffocata dal senso di colpa. Che a questo punto torna necessariamente in ballo anche per il destino dei singoli, che di questo si alimentano abitualmente, dall'infanzia alle età più avanzate. Dove questo cova come brace sotto la cenere dell'evidenza, divenendo l'ombra oscura alla base dei nostri comportamenti, pilota automatico del nostro navigare nel mondo e nella vita; con il carico di sofferenza delle nostre nevrosi, in gran parte legate all'ignoranza dei problemi profondi del nostro inconscio.

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