mercoledì 19 aprile 2006

Recensione DANZA LA COSCIENZA

Recensione danza la coscienza




Regia di Luca Bronzi, Sonia Trinchero con Angélique Cavallari, Rossana Mariani, Michele Ungaro, Rodolfo Tabasso, Maurizio Donadeo, Roberto Voarino, Carola Cauchi, Marion Cordier, Alina La Costa

Recensione a cura di GiorgioVillosio

Sotto l'ombrello protettivo di Film Commission, Comunità Europea e Città di Torino, nasce all'ombra della Mole un film tutto giovane, pensato, diretto e realizzato da una coppia di ragazzi, lui alla macchina e alla regia, lei allo studio del soggetto (meno di 50 anni in due!). O, almeno, così doveva essere, nelle intenzioni originarie, a giudicare dai bandi circolanti per la ricerca delle comparse (oltre 400, reclutate con esplicito invito al no profit!).
Evidentemente nel corso del lavoro gli apporti sono mutati, se è vero che, infine, risulta il nome di due registi, lei e lui, Sonia Trinchero e Luca Bronzi, e che al titolo viene aggiunto un sottotitolo esplicativo, pretenziosamente didascalico: "la ricerca del Sé passa attraverso l'amore"; così, come se niente fosse... per un assioma indiscutibile, di tono catechistico.
Diamo rilievo alla cosa per evidenziare come nella visione del film emergano in effetti due apporti molto distinti; quello puramente filmico, di immagini, fotografia e riprese, e quello di soggetto, sceneggiatura e dialoghi: il primo, un po' fine a se stesso, estetizzante, istintivamente sperimentale, vivace, emotivo e multiforme, il secondo freddo e cerebrale, alla ricerca confusa di verità psico-filosofico-esistenziali fondamentali, e pertanto infarcito di citazioni di ogni genere, da Einstein a Schopenhauer, di conoscenze psicanalitiche e credenze orientaleggianti e/o new age.

Curioso che tali differenze coincidano in genere con il gap tra maschile (freddo - razionale - poco emotivo - concettualizzante e sintetico) ed il femminile (più "di pancia" - immaginifico - fantasioso - estemporaneo - analitico e "decorativo"); requisiti che invece, nella fattispecie di "Danza la coscienza", sembrano stranamente invertiti, distribuendosi in modo opposto tra il Lui e la Lei della regia. Un po' come se "lato sinistro" e "lato destro" del cervello dovessero cambiare la loro disposizione fisiologica tendenziale, con una sovrannaturale permutazione genetica.
Ma, per tranquillizzare il lettore, fortunatamente "natura non facit saltus"... e la conclusione del film sarà invece al femminile più ortodosso: solo entrando in una relazione d'amore la protagonista troverà una panacea per il male dell'esistenza e uscirà dallo stato autistico e depressivo a lei abituale.
Beh, proprio una storia nuova non diremmo, oltre che penosamente improbabile! Dunque non si illudano i giovani di risolvere le proprie problematiche esistenziali scaricando su un partner il fardello dei propri bisogni... Ma anzi si sforzino di capire che il "centro di se stessi" auspicato nel film, può consistere solamente nella realizzazione di una identità personale di individui che camminino sulle loro gambe, in modo totalmente autonomo, con una buona dose di autostima.
Solo in questo modo avranno la giusta energia per relazionarsi alla pari non solo con il partner amoroso, ma col resto dell'umanità di cui fanno parte (e qui la citazione "atomistica" di Einstein ci sta bene), realizzandosi appieno.

[...]

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