mercoledì 26 aprile 2006

Recensione INCONTRI D'AMORE

Recensione incontri d'amore




Regia di Arnaud Larrieu, Jean-Marie Larrieu con Sabine Azema, Daniel Auteuil, Amira Casar, Sergi Lopez

Recensione a cura di GiorgioVillosio

Che si voglia o meno ammetterlo, la sessualità gioca una parte fondamentale nella nostra esistenza. E' quasi banale dirlo, ma il fatto che la vita stessa passi... da quelle parti... con il suo processo di riproduzione, basterebbe a fugare ogni dubbio in proposito.
Nel momento in cui scrivo, ad esempio, è primavera! E nessuno, credo, negherebbe di sentire nell'aria un'atmosfera un po' diversa, per certi versi inquietante, intrisa di messaggi velati e stimolanti... di un certo quid... che non starei qui a definire... diciamo "d'amore". Sul quale genere di richiamo, poi, punta decisamente il film recensito: prima che psicologico o spirituale, sensoriale, olfattivo, naturale, terreno, animale e "fisiologico".
Un insieme di requisiti che per motivi diversi la nostra morale ha sempre rintuzzato e mortificato con una cultura famigliare e religiosa assolutamente penalizzante del nostro diritto giusnaturalistico al piacere dell'esistenza e alla realizzazione individuale.

Non stiamo qui ad analizzare le ragioni di tanto "snaturamento", ma è un fatto che, almeno fino a Freud e all'avvento della psicologia, la legittima sessualità degli individui fu sempre repressa dal venefico influsso di una morale religiosa minacciosa e crudele, incentrata proditoriamente sul senso di colpa. Per questo non dovremmo mai stancarci di ringraziare gli psicologi per avercene liberato, se pur con faticosi processi di analisi, restituendoci ad una vita più naturale, nel segno di un sano edonismo. Sbaglieremmo a dire, però, che la restrittività nei costumi riguardasse tutti.
Al contrario le classi superiori e gli ambienti di potere si considerarono tendenzialmente esenti, come testimoniano le storie di principi e cortigiani, ivi comprese gli ambienti più elevati della Chiesa; per riaffermare, infine, che principalmente ai poveri erano interdetti felicità e benessere, appannaggio esclusivo dei ceti privilegiati.
Dunque l'ipotesi di estendere il diritto all'edonismo a fasce più ampie di individui, dai ceti aristocratici a quelli medio-borghesi, impreziosendo la loro vita con stimoli e motivi finora riservati a pochi, va letto secondo me, in senso progressivo. Propriamente nel segno di un giusto e doveroso evoluzionismo, come predicato da Darwin in poi: le speci non solo si riproducono, ma evolvono con una selezione naturale che ne garantisce la sopravvivenza attraverso continue modificazioni.
Ad esempio, per tornare in tema, la coppia monogama mette a rischio la perpetrazione della specie impiegando gli stessi geni, diversamente dalla femmina poligama che mescolando il suo con altri sangui, evita il rischio statistico di ripetere errori genetici. Al contrario, in barba a Darwin e alla biologia, le società del passato hanno eretto un baluardo autodifensivo contro la poligamia, servendosi delle religioni e di strumenti molto particolari come quello della famiglia monogamica e della sua principale sovrastruttura, l'amore romantico.
Il quale poi, agognato e idolatrato in eccesso, in particolare dalle donne, ha fortemente contribuito a snaturare il rapporto tra individuo e natura, inibendo istinti primordiali e scatenando una catena inarrestabile di nevrosi, sofferenze esistenziali e sensi di alienazione. Tali per cui, dopo una vita insieme, una coppia viene abitualmente a trovarsi nella situazione dei protagonisti, spenta, intristita, senza alcuna libido.

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