Recensione l'enfant - una storia d'amore
Recensione a cura di gerardo
I fratelli Dardenne riprendono ancora una volta il tema del difficile rapporto "padre-figlio" e lo estremizzano accentuando le crudeltà del personaggio paterno, che accentra su di se ogni colpa, ogni criminale disattenzione e vilipendio sentimentale, rispetto all'innocenza totale del figlio, creatura appena nata e assolutamente indifesa.
Con il proprio consueto stile documentaristico, i Dardenne seguono i personaggi, e in modo particolare Bruno, il protagonista, in tutte le loro azioni, descrivendo minuziosamente la gestualità quotidiana e gli espedienti di vita, di queste vite precarie ai margini della città/civiltà industriale fredda e asettica.
Bruno, il protagonista "neorealista" splendidamente interpretato da Jérémie Rénier (era il "figlio" nello straordinario film d'esordio dei Dardenne, "La promesse"), è un delinquentello "ragazzo di vita" che si trova suo malgrado, e senza coscienza, a rivestire il ruolo di padre. Un ruolo così casuale e lontano dalla sua consapevolezza da non comprenderne a pieno la valenza.
La vita di Bruno è fatta di piccoli furti ed espedienti di sopravvivenza. La sua dimora non è mai fissa e spesso è una baracca sul fiume ad accoglierlo, tra i cartoni e i rifiuti.
La gestualità di Bruno è pressoché istintiva, primitiva: vivendo alla giornata ogni azione è legata al bisogno del momento. Non ha regole, non ha una "programmazione" delle giornate: Bruno è un personaggio anarcoide che vive per cogliere ogni occasione per far soldi, ma la sua spasmodica ricerca di denaro non è finalizzata al compimento di un progetto, bensì alla pura e semplice, selvaggia, sopravvivenza.
La nascita del figlio lo coglie, se non impreparato, praticamente indifferente. La sua ragazza, Sonia, invece, inizia ad assumersi le responsabilità di madre e a concepire - con grande gioia - un'idea di famiglia, nucleo minimo di rapporti regolati. Il suo è un vero e proprio progetto di vita, da istituzionalizzare - come primo atto ufficiale - con il riconoscimento del bambino; e poi, con la piena acquisizione della casa, luogo fisico e simbolico di stabilità.
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