Recensione retribution - castigo
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella
Yoshioka è un detective della polizia di Tokyo a cui viene affidata un'indagine sulla morte di una donna che è stata trovata affogata, apparentemente in una pozzanghera, ma in realtà in acqua salata. Poco dopo lui comincia a vedere la donna vestita di rosso che ad un certo punto gli parla, accusandolo della sua morte.
Gli omicidi aumentano e lui si trova in breve tempo a fronteggiare tre casi di persone morte affogate in acqua salata, ma ritrovati in prossimità di pozze di acqua dolce.
Qualcosa di serio è accaduto in un fabbricato nel porto di Tokyo alla fine della seconda guerra mondiale, le tracce dell'accaduto giungono fino ad oggi attraverso le bizzarre morti di cui il racconto è costellato.
Il detective Yoshioka si fa strada a fatica tra le sensazioni e gli indizi, senza capire quasi nulla fino a quando un fantasma vestito di rosso comincia a parlargli. L'urlo di lei giunge da lontano, a testimonianza di un passato sepolto, ma straordinariamente vitale. I terremoti che ne annunciano l'arrivo sono anche essi ignorati, come l'urlo che la dimenticata banshee lancia di tanto in tanto.
In una città grigia e resa tetra da un racconto che viene direttamente dal lato ombra della sua storia, la donna in rosso appare, bellissima e dolente, come unico tocco di colore, e le sue stigmate sono l'acqua del porto e i terremoti.
Il filo che lega gli omicidi è in realtà assai visibile, ma non è quello che ci interessa. Quello su cui lentamente metteremo l'attenzione è il significato della parola "castigo", un ritorno dato a partire da un'azione violenta e repressiva, il solo ed unico modo per ricordare ciò che abbiamo avuto fretta di seppellire.
Yoshioka è la parte di noi che non vuole vedere e che ha fretta di dimenticare, è l'emblema della nostra responsabilità nel male che facciamo ogni giorno a chi ci sta intorno, senza neanche accorgercene.
[...]
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