Recensione tokyo sonata
Recensione a cura di Anna Maria Pelella
Ryûhei Sasaki perde di colpo il lavoro e decide di non parlarne a sua moglie. Quindi ogni mattina esce come al solito e, mentre cerca un nuovo lavoro, si trova a condividere il destino con altri che, come lui, hanno taciuto la realtà alle loro famiglie.
Nel frattempo sua moglie Megumi si trova a dover gestire contemporaneamente il figlio maggiore, che vuole arruolarsi nell'esercito americano, e quello minore che prende lezioni di piano contro il volere di suo padre.
Kurosawa Kiyoshi ci ha regalato molti bei film il cui centro è spesso una storia soprannaturale. Il suo stile di regia ha reso potenti le espressioni più incredibili dell'Oltre riuscendo sempre a evitare che esse potessero esser messe in dubbio dallo spettatore il quale, rapito dalla rappresentazione, finisce comunque per affidarsi al narratore, la cui mano abile gli farà facilmente accettare qualsiasi volo.
I contenuti della sua opera sono spesso complessi e la deriva dello spirito è sempre stata al centro delle riuscite rappresentazioni del regista che, complice una grandissima capacità di manipolare le immagini, è risultata ogni volta più avvincente della precedente, fino al picco di un capolavoro del genere horror, che in definitiva di horror ha veramente poco, "Retribution"("Sakebi" - 2006).
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