Recensione amici miei - come tutto ebbe inizio
Recensione a cura di Jellybelly (voto: 1,0)
Nel 1975 usciva nelle sale "Amici miei", diretto da Mario Monicelli dopo la scomparsa di Pietro Germi, che ne aveva ideato il soggetto. Il film narrava le bravate (cosiddette "zingarate") di un gruppo di amici di mezza età, che prendevano la vita con leggerezza anche per esorcizzare le proprie disillusioni: il conte Mascetti (Ugo Tognazzi) è un nobile decaduto e dimesso, che vive in uno scantinato con una moglie ed una figlia con cui non ha alcun rapporto; il Perozzi (Philippe Noiret, doppiato da Renzo Montagnani) è un giornalista disprezzato da una moglie e da un figlio privi di senso dell'ironia; il Melandri (Gastone Moschin) è un architetto dall'animo romantico, perennemente in cerca di una donna da idealizzare; il Necchi (Duilio Del Prete, sostituito nel secondo e nel terzo episodio da Renzo Montagnani) gestisce un bar che funge da ritrovo per gli amici. A loro si aggiungerà in un secondo momento il Sassaroli (Adolfo Celi), medico primario vittima della noia. Il film ebbe un successo imprevisto ed imprevedibile, consegnando "Amici miei" alla storia del cinema e le sue gag più famose all'immortalità: la "supercazzola" del Mascetti (ovvero un discorso nonsense volto a confondere l'interlocutore); gli schiaffi alle persone affacciate ai finestrini dei treni in partenza (già "omaggiata" da Neri Parenti nel suo "Fantozzi alla riscossa" e dai Vanzina in "A spasso nel tempo"); il funerale finale, con l'ultima beffa ai danni del povero Bernard Blier, vittima abituale delle zingarate dei cinque amici.
Il successo del film portò a due seguiti aventi la stessa struttura del primo film: "Amici miei atto II", diretto ancora da Monicelli e di discreto valore (indimenticabile la gag del Coro dei Cinque Madrigalisti Moderni) ed il mediocre "Amici miei atto III", diretto da Nanni Loy.
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