Recensione l'orgoglio degli amberson
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Recensione a cura di atticus (voto: 8,5)
«I vecchi tempi sono andati per sempre, sono morti, quelli che contano sono i tempi nuovi», dice Eugene Morgan (Joseph Cotten), nuovo ricco della nascente industria automobilistica, durante l'ultimo ballo in casa Amberson, gloriosa famiglia di pionieri latifondisti di Indianapolis.
È la fine di un'epoca, quella a cavallo tra '800 e '900, che Orson Welles sceglie di raccontare con "L'orgoglio degli Amberson" del 1942, tratto dal romanzo Premio Pulitzer di Booth Tarkington, a solo un anno di distanza dal folgorante esordio con quel "Quarto potere" che, in un clima di scandalo e boicottaggio (il film era una sorta di biografia non autorizzata del magnate dell'editoria William Randolph Hearst), ridefinì i canoni cinematografici fino ad allora vigenti, segnando per sempre la cultura e l'arte del XX secolo.
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