Recensione un sapore di ruggine e ossa
Recensione a cura di Mimmot
Jacques Audiard, dopo "Il profeta", si conferma cineasta di rara potenza espressiva e punto di fusione di tanto cinema contemporaneo. Nei suoi film egli ama indagare l'uomo per esplorare l'angolo buio che si nasconde nel cuore di ognuno di loro. Un angolo in cui albergano brutalità e rabbia, paura e tenerezza, erotismo e dolore, il vuoto della vita e la volontà pervicace di stare al mondo. Una indagine esplorativa appassionata e totale, che si addentra negli umori, nelle emozioni, negli istinti più profondi, e non ultimo nei volti e nei corpi, fino a sentirne l'odore e la concretezza, fino a verificarne la sessualità e l'inadeguatezza.
Audiard da sempre fa un cinema ricercato e altamente evocativo, in cui c'è sempre qualcosa, un fatto, un evento, un comportamento, una tragedia sul punto di implodere, schiacciato dalle avversità della vita. I suoi personaggi sono sempre alla ricerca di un mondo migliore, non tanto per una questione morale, ma solo per un tenace attaccamento alla vita. Il suo è un cinema più della carne che dell'anima, un cinema di struggimento e sangue, di lacrime e sudore, di inquietudini e polvere, di emozioni e sensualità; un cinema in cui si sentono "tutti i battiti del (suo) cuore".
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