lunedì 27 marzo 2006

Recensione ANGEL-A

Recensione angel-a




Regia di Luc Besson con Jamel Debbouze, Rie Rasmussen, Franck-Olivier Bonnet, Michel Chesneau, Olivier Claverie, Akim Colour, Tonio Descanvelle, Sara Forestier

Recensione a cura di GiorgioVillosio

Ricetta per X persone, che abbiano un ottimo stomaco: mettete cinquanta grammi di problema extracomunitario, di grande attualità (banlieu e affini), un etto di voyeurismo sexy con una manza bionda da 190 cm, mai vista, una salsa di cinema noir in compresse, alcune maschere di malviventi, ed un bel pesce nero con l'occhio sentimentale da triglia lessa del Marocco (...con passaporto americano, chissà perché?).
Rimestate bene il tutto, a fuoco molto lento, esasperando la lentezza, e sempre nello stesso verso (come i dialoghi di triglia e giraffa); aggiungete un pizzico di new age, una spolverata di psicanalisi e, per finire, condite tutto con del nero di seppia.
A questo punto guarnite il piatto con una decorazione strutturale di ponti parigini, e coprite il tutto con sentimentalismo alla melassa; per finire presentate l'insieme in modo armonioso, con dolcissima musica e toni fiabeschi, per avere in tavola... l'ultimo film di Luc Besson: "ANGEL-A".
Il quale poi si lamenta pubblicamente di non piacere ai suoi connazionali! Ma cosa pretende?

Nel paese di enciclopedisti ed illuministi, di Voltaire e di Cartesio... profeti della logica per la logica... vorrebbe pure piacere con prodotti sì estrosi, se vogliamo, ma non classificabili in alcun modo nella dimensione della ragione.
Intendiamoci, il cinema è essenzialmente metafora e, dunque, non necessariamente ancorato a realismo e razionalità, ma il linguaggio immaginifico, per "comunicare all'utenza" deve comunque essere decodificabile, e condivisibile in una qualche misura.
Salvo, come in questo caso, ricorrere alla favola per giustificare l'impossibilità di farlo, appellandosi alla fantasia per la fantasia, come è, in effetti del mondo infantile. I bambini sì "fanno ooh!" davanti ad ogni meraviglia, ancora affrancati dall'esigenza "adulta" di rendersi conto delle cose e di decodificare i messaggi ai fini della conoscenza; ma i grandi, ove non rifiutino le fiabe in assoluto, ne cercano quanto meno una valenza psicanalitica di fondo.
E siccome "Angel-A" di Besson non è poi altro che una fiaba, cerchiamo di analizzarla sotto l'aspetto simbolico.

[...]

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