martedì 21 marzo 2006

Recensione GO NOW

Recensione go now




Regia di Michael Winterbottom con Tricky, Sophie Okonedo, James Nesbitt, Juliet Aubrey, Robert Carlyle

Recensione a cura di Luca.Prete

All'improvviso la disabilità. La disabilità che invalida l'esistenza, la disabilità che ti fa perdere la voglia di vivere, la disabilità che ti rende ogni cosa estremamente difficile da compiere. All'improvviso la sclerosi multipla, patologia che tutt'ora non ha una cura definitiva.
E' proprio l'invalidità, portata da una delle più gravi malattie neurologiche, il tema principale del film "Go Now" del regista inglese Michael Winterbottom con protagonista Robert Carlyle.
Carlyle interpreta Nick Cameron, operaio di Bristol che ha una vita come tante altre, estremamente semplice e comune, fatta del suo lavoro, della sua fidanzata Karen, delle partite di calcio con gli amici e delle serate trascorse al pub. L'ordinarietà viene improvvisamente spezzata quando Cameron si ammala di sclerosi multipla rubandogli tutto e costringendolo a muoversi su una sedia a rotelle.
Inizia per Nick la dura lotta per tollerarla. Niente più calcio, niente più corse, solo una immobilità cronica ed estremamente frustrante.

Winterbottom riesce a rappresentare la storia senza alcun pietismo, patetismo e compassione, non risultando troppo coinvolto nella vicenda di Nick ma limitandosi a registrare la convivenza molto dolorosa tra l'operaio e la malattia.
Dove, invece, la direzione del regista appare più intensa è nel racconto della vita di coppia tra Karen e Nick, lì, si può vedere una profondità di partecipazione sicuramente maggiore, sia nei momenti divertenti che in quelli più drammatici.
La storia di amore tra i due è un fattore chiave nel film in quanto usata come "palliativo" per attenuare la devastazione portata dalla sclerosi a placche, l'affetto di Karen rappresenterà per Nick un modo per convivere con la patologia.
Il film deve essere grato soprattutto ad uno strepitoso Rober Carlyle, che l'anno dopo sarebbe stato consacrato al grande pubblico con un film totalmente diverso, ossia "Trainspotting". Questi circondato da un valido gruppo di attori, tra cui spicca un'ottima Juliet Aubrey (Karen), dà una interpretazione difficile da dimenticare, riuscendo a mettere in evidenza il dolore e l'estremo patimento psico-fisico legato alla malattia, ma anche il desiderio di voler sopravvivere ad ogni costo.

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