giovedì 30 marzo 2006

Recensione LA FIAMMA SUL GHIACCIO

Recensione la fiamma sul ghiaccio




Regia di Umberto Marino con Raoul Bova, Donatella Finocchiaro, Massimiliano Giusti

Recensione a cura di GiorgioVillosio

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Fin troppo facile, al limite del banale, la metafora che dà titolo al prezioso film di Marino, dove la fiamma sarebbe la travolgente passione della protagonista mentalmente disturbata, per il giovane e bel professore, profondamente autistico, "affettivamente " irraggiungibile, e quindi ghiaccio). Ma la passiamo volentieri come culpa levis" per due motivi: in primo luogo perché nelle didascalie finali abbiamo letto un titolo analogo nella colonna sonora, e può quindi risultare una citazione voluta.
In effetti non c'è niente di male a seguire suggestioni dall'esterno, soprattutto ove queste vengano dalla musica, che scava a livello subliminale; come infatti succede piacevolmente nel film, con tante canzoni spagnole, e soprattutto con la trepida e inquietante voce di Umberto Bindi, poco noto forse ai più giovani, ma per noi madre di tutte le battaglie da cantautore di Italia: raro ed ineguagliato poeta, scomparso di recente, in silenzio, nella distrazione generale (qui cantava Il mio mondo).

Citavo la qualità della colonna sonora non a caso, perché non mi sembra semplice complemento del film, ma parte integrante a sé, come altri componenti. Intendo dire che il lavoro di Marino, più che un unicum complessivo, sembra costituito dalla sovrapposizione di elementi diversi, per quanto tutti validi, come nei lavori teatrali (in cui soggetto e interpreti sembrano vivere di vita propria, diversificandosi dal contorno di scenografie ed ambienti, per l'intrinseca difficoltà di dovere simulare un unico mondo esterno su un semplice palco).
Mentre il cinema ha ben altri strumenti per avvicinare la finzione al reale, miscelando coerentemente le diverse componenti del racconto, in barba alle unità di tempo e di spazio: cambiando luoghi di continuo e interpreti in scena, senza limiti di movimento e di effetti (qui le fasi del racconto erano sovente distanziati da dissolvenze a tendina).
Nel caso del film di Marino, sembra che la scansione dei vari elementi risenta della estrazione di autore teatrale del regista, per una certa frammentazione, come sopra detto, imponendoci di esaminare uno ad uno i vari elementi.

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