Recensione la guerra di mario
Recensione a cura di GiorgioVillosio
Giusto ieri sera ho visto il film di Capuano, e proprio oggi ci arriva dal paese di Cutolo, tristo boss della camorra, la drammatica testimonianza degli studenti di una scuola superiore di Ottaviano: il 46% la ritiene invincibile, mentre il 12% esprime giudizi favorevoli sulle cosche.
Basterebbe questo a inquadrare l'ambiente descritto nel film come originario del piccolo interprete Mario (Grieco, grande attore in erba!), e le ragioni socio-culturali del suo malessere di fondo.
Altrettanto vale per la famiglia di sangue del piccolo "deviante", la madre prostituta, sboccata, insensibile e senza ritegni, e il suo ganzo, mariuolo impenitente, tipico figuro dei bassi napoletani, personaggio classico del "teatro dell'arte" locale: "o malamente"!
In aggiunta il contorno dei piccoli guappi, sulla strada fin da bambini, descolarizzati, arroganti ed aggressivi, avviati realisticamente ad un futuro senza speranze. Ben triste, questo quadro, che, mutatis mutandis, ci rinvia al destino perso e disperante dei piccoli prostituti/e del turismo sessuale, senza prospettive di una vita umanamente degna.
Nel racconto, poi, sembra che la piccola vittima, Mario, abbia piena coscienza di quello che gli succede, ma che lo viva come un destino crudele e ineluttabile, da esorcizzare attraverso il racconto fantastico della sua guerra personale, ingaggiata col vivere; come nei bei versi poetici, che ci vengono in mente, di una "Lettera dal fronte" di 'sta guerra infinita che ci ha dato la vita...'. E proprio nel commento intimo "fuori campo" del piccolo interprete sta a mio avviso, la trovata più originale e commovente del film.
Che invece si perde sugli altri elementi portanti. Sul contesto sopra delineato, infatti, si innesta una ponderosa storia di adozione ed affidamento, con simbologie di tre valenze diverse: politiche, morali e psicologiche.
Per le prime: la evidente contrapposizione tra il mondo borghese privilegiato che offre accoglienza al bambino disadattato, ma che vuole mantenere bene le distanza dal suo entourage di origine (soprattutto a livello istituzionale, di scuola e apparati giudiziari).
Sul piano morale ci si interroga sul diritto dell'individuo a scegliersi la vita autonomamente, anche in opposizione alla cosiddetta "normalità" (quando Mario rifiuta l'insegnamento del pianoforte e ci prova da solo... sostenuto in questo dalla madre).
E infine, al di sopra di tutti gli altri, il terzo aspetto citato, che riguarda aspetti fondamentali della psicologia umana toccando le corde diverse dell'amore al femminile e al maschile, di maternità e paternità, dei rapporti edipici con le proprie radici, delle priorità effettive di uomo e donna.
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