mercoledì 20 settembre 2006

Recensione UNA PURA FORMALITA'

Recensione una pura formalita'




Regia di Giuseppe Tornatore con Tano Cimarosa, Sergio Rubini, Roman Polanski, Gérard Depardieu

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 10,0)

Un colpo di pistola e una frenetica corsa notturna fra boschi e strade di campagna sotto la pioggia battente. Un uomo (Gérard Depardieu), privo di documenti e in stato confusionale, viene fermato dalla polizia e condotto in uno sperduto e scalcinato commissariato, sito da qualche parte fra le montagne in una zona di confine (fra Italia e Francia?).
Attendendo l'arrivo del commissario, l'uomo in stato di fermo, reputando che i suoi diritti civili siano stati violati, dà segni di nervosismo e di un temperamento aggressivo che sfocia in una lotta con le guardie.
All'arrivo del commissario (Roman Polanski), l'uomo pretende il rispetto dei propri diritti consistenti nella concessione di fare una telefonata e nella dichiarazione delle ragioni che giustifichino lo stato di fermo. Ma ad aggravare la sua posizione contribuisce il fatto che egli, a giudizio del commissario, abbia dichiarato false generalità. L'uomo infatti si presenta come Onoff, un celebre scrittore, che sfortunatamente è anche l'autore preferito dal commissario, al punto che quest'ultimo conosce a memoria molti passi dei suoi romanzi.
Seguirà un lungo ed estenuante interrogatorio che finirà col chiarire tutta la vicenda così come le luci del giorno dipaneranno le ultime ombre di quella notte apparentemente interminabile.

"Una Pura Formalità" è la quarta pellicola realizzata da Giuseppe Tornatore (se si esclude "Il Cane Blu", un episodio del film "La Domenica Specialmente"). Il film fu presentato al Festival di Cannes, ma fu accolto con freddezza tanto dalla critica quanto dal pubblico.
"Giallo senza moventi, dramma senza pathos, thriller senza suspense, il film nel suo finale ultraterreno finisce per essere la classica montagna che produce il prevedibile topolino, storia di un giudizio talmente definitivo da lasciare indifferenti". Così viene definito in un noto Dizionario del Cinema. Ma tale affermazione non è universalmente condivisibile e a parere di chi scrive "Una Pura Formalità" può essere annoverato fra i capolavori.
Una storia solida, diretta con mano sicura ed esperta; dialoghi lunghi, complessi, intelligenti e finemente letterari; interpreti impareggiabili e perfettamente credibili; un'ambientazione curata fino ai minimi dettagli grazie all'ottimo lavoro di Andrea Crisanti (scenografo) e di Vincenzo De Camillis (arredatore) e valorizzata dalla fotografia di Blasco Giurato. È un film senza nessuna sbavatura, assolutamente perfetto.
Inutile dilungarsi troppo sulla storia. Anche se essa è ormai largamente conosciuta, si suggerisce a quanti siano interessati di vedere prima il film, e quindi leggere quanto segue, in quanto è inevitabile rendere noti alcuni dei suoi principali colpi di scena.

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