venerdì 1 settembre 2006

Recensione QUARTO POTERE

Recensione quarto potere




Regia di Orson Welles con Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Ruth Warrick, Agnes Moorehead, Ray Collins, Erskine Sanford, Everett Sloane, William Alland, Paul Stewart

Recensione a cura di Giordano Biagio

Quarto Potere è il capolavoro di Orson Welles. Il film sembra ispirato alla vita di un noto miliardario statunitense.Uscito nell'anno 1941, Quarto Potere inizialmente non ottiene un gran successo anche per l'ostracismo di alcuni magnati della stampa che vedevano nel protagonista un personaggio negativo. Oggi il film è apprezzato dal pubblico di tutto il mondo.
Con Quarto Potere, Orson Welles rifonda magistralmente alcune tecniche della ripresa cinematografica, quali l'ottica e l'illuminotecnica e inoltre perfeziona i codici linguistici appresi dal maestro D. W. Griffith. (1)
Welles combina, grazie ad un talento straordinario da sceneggiatore, elementi narrativi del teatro e del cinema di allora arricchendo il punto di vista dello spettatore di nuove e molto curate inquadrature: immagini mai viste, sequenze sceniche maestose e barocche, di grande luminosità e messa a fuoco. (2)
In forte evidenza in questo film l'uso delle luci e delle ombre, una piacevole variante nel linguaggio visivo che ricorda a tratti i film di Fritz Lang. Welles studia affascinato l'espressionismo.
Molto riuscita in Quarto potere la fotografia, in particolare le profondità prospettiche. Un risultato ottenuto grazie ad una nuova tecnica che permette a tutto ciò che viene inquadrato, sia in primo piano che sullo sfondo, di essere costantemente a fuoco. Questo miglioramento visivo fu ottenuto da Gregg Toland che ricorse a speciali lenti e a potenti giochi di illuminazione del set. (3)

Il film si sofferma sugli aspetti più significativi della vita di Charles Foster Kane, magnate della stampa.
L'opera di Welles si sviluppa in una forma originale che assomiglia all'enigma ad incastro, una sorta di giallo metapsicologico. Essa analizza le cause di un odio devastante che ha origini nell'infanzia di Kane (interpretato dallo stesso Welles). Il film mette a fuoco le vicende del conflitto del piccolo Kane con il padre e le conseguenze della brutalità con cui è stato privato dell'affetto della madre.
La pellicola poi si sofferma nella vita di Kane adulto, evidenziando le compensazioni che egli mette in atto per sopperire all'odio verso il padre e al vuoto angoscioso della perdita della madre.
Kane è destinato a rapportarsi con le donne tradendo sempre, in prossimità di una crisi affettiva, la sua grave nevrosi. Nevrosi che sembra annunciarsi allo spettatore già dal suo comportamento sempre eccessivamente egoista.
Egli conquista le donne solo con la sua fama e ricchezza, fingendo di amarle. Kane vuole solo possederle. Per soddisfare il suo narcisismo malato, asseconda senza successo, le ambizioni delle sue donne desiderose di affermarsi nell'arte. La seconda moglie, rimarrà una cantante mediocre, nonostante il suo interessamento di farne una diva di successo.
Gravi saranno le conseguenze di questo suo comportamento nevrotico.
Le donne della sua vita si troveranno a un certo punto, per mancanza d'amore, svuotate della loro identità femminile. Finiranno tutte per abbandonarlo. kane verrà messo a nudo proprio dalla seconda moglie che gli svelerà il senso più profondo della sua nevrosi.
Abbandonato dalla moglie, Kane muore in solitudine all'interno della sua gigantesca residenza: un castello sfarzoso fatto erigere per celebrare la propria ricchezza.

[...]

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