Recensione miami vice
Recensione a cura di Jellybelly (voto: 6,5)
Nel trasporre sul grande schermo la serie TV "Miami Vice", da lui stesso prodotta, Michael Mann evita saggiamente di cadere nel citazionismo e nelle strizzatine d'occhio allo spettatore, limitandosi a mutuarne le atmosfere e la coppia di detective Sonny Crockett e Rico Tubbs, della narcotici di Miami.
I due saranno chiamati ad infiltrarsi nella banda di un influente trafficante di droga haitiano, José Yero, a seguito di un'operazione costata la vita a tre agenti dell'FBI.
Una volta nell'organizzazione, i due partner realizzeranno che Yero è in realtà un ingranaggio di un'organizzazione più vasta, il cui vertice è occupato dal boss Arcangel Montoya e dalla sua affascinate consorte cino-cubana Isabella.
Le atmosfere malsane dell'ambiente della droga in cui si trovano ad agire Crockett e Tubbs sono magistralmente rese da una regia perfetta nell'esaltarne lo squallore e l'inesorabile decadenza e dalla fotografia di Dion Beebe. Questa sottolinea con toni cupi, grigi, spesso volutamente sciatti e sgranati gli interni ed i dettagli dei territori di Yero e Montoya per poi illuminare il cuore dello spettatore con sublimi aperture di campo e riprese aeree: il grigiore di un muro incrostato lascia repentinamente il campo a distese di foreste pluviali, cascate, corsi d'acqua e motoscafi che solcano onde su cui si riflette il bagliore della luce crepuscolare.
La classe e la raffinatezza quasi sfacciata di regia e fotografia permeano ogni singolo fotogramma, proseguendo idealmente la ricerca di perfezione stilistica iniziata con "Collateral" nel 2004, sempre ad opera di Mann e Beebe: grazie all'utilizzo di macchine da presa ad alta definizione, anche un aereo che vola in un cielo nuvoloso diventa un'esperienza visiva intensa ed emozionante.
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