mercoledì 26 settembre 2007

Recensione ESPIAZIONE

Recensione espiazione




Regia di Joe Wright con Keira Knightley, James McAvoy, Romola Garai, Saoirse Ronan, Brenda Blethyn, Vanessa Redgrave, Juno Temple, Gina McKee, Michelle Duncan, Vivienne Gibbs

Recensione a cura di kowalsky (voto: 6,5)

In una caldissima estate Inglese del 1935, nella tenuta estiva di famiglia, la giovanissima Briony Tallis vive i suoi tredici anni con la fervida immaginazione che è data dal suo precoce talento letterario: un'aspirante scrittrice in erba, innamorata della letteratura e delle storie romantiche.
Un giorno dalla sua finestra assiste alla seduzione tra la sorella Cecilia e l'amante segreto Robbie Turner (James McAvoy), figlio della governante, e fraintende la loro relazione. La stessa notte, testimone involontaria di un tentativo di violenza, accusa l'uomo di essere il colpevole dello stupro. La deposizione della ragazzina comporta l'arresto dell'uomo e la separazione tra le due sorelle, fino all'avvento della guerra. Uscito dal carcere come volontario al Fronte, Turner vivrà nel ricordo della donna che ha amato, mentre Briony, ormai maggiorenne, diventa crocerossina,cercando invano di recuperare il rapporto perduto con la sorella. Diventerà una scrittrice affermata ma vivrà l'intera esistenza con un tremendo rimorso.
Alla fine della sua vita, vecchia e malata, Briony scriverà un nuovo libro che racconterà lo sviluppo narrativo della sua vicenda personale, imprimendo alla storia un percorso estraneo alla verità:al fine di riabilitarsi e rendere realista un sogno d'amore che non ha avuto, per colpa sua, alcuna realizzazione.

"Espiazione" è un film ossessionato dalla possibilità di rendere cinematografico l'Immaginario Letterario.
Joe Wright - regista di "Orgoglio e pregiudizio" (dal classico di Jane Austen) - è profondamente convinto che il Grande Schermo abbia il potere di enfatizzare in immagini tutto ciò che il testo originario riportava nelle parole.
Ma la forza delle parole è anche il perno su cui si fonda il capolavoro letterario di Ian McEwan, e il fatto che la scelta cada su un romanzo tanto imponente e inimitabile è del tutto relativo.
Il tema dominante proprio del classico di McEwan è soprattutto la dimensione "dolorosa e interiore" della Scrittura , la forza delle parole che diventano strumento di avversione o attrazione, monopolio del diverso modo di vedere e con-cepire le cose che girano attorno a noi.

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