lunedì 24 settembre 2007

Recensione MEAN STREETS

Recensione mean streets




Regia di Martin Scorsese con Robert De Niro, Harvey Keitel, David Proval, Amy Robinson, Richard Romanus, Cesare Danova, Victor Argo, David Carradine, Robert Carradine

Recensione a cura di Marlon Brando (voto: 10,0)

"I peccati non si scontano in chiesa, si scontano per le strade".
A parlare è Charlie (Harvey Keitel), un ragazzo di Little Italy che si sente in conflitto con la meschinità dell'ambiente in cui vive, anche se passa la giornata con gli amici perditempo tra risse e piccole truffe. Lo zio mafioso vorrebbe dagli un posto di responsabilità e lo mette in guardia contro le cattive compagnie, tra cui spicca Johnny Boy (Robert De Niro), un pazzoide ghignante e provocante, saltuariamente occupato in umili lavori ma più spesso disoccupato volontario, vittima di uno strozzino, Michael. Charlie cerca ripetutamente di aiutare l'amico, ma Johnny affronta il proprio aguzzino e ne pagherà le conseguenze con la morte.

Martin Scorsese nel suo terzo lungometraggio esplora i quartieri italo- americani di Manhattan come solo lui sa fare: attingendo dalle esperienze reali della sua vita vissuta nella Grande Mela e dalla tradizione del cinema italiano neorealista. Autobiografico è anche il protagonista Charlie Cappa in cui convergono le ossessioni e le manie del regista newyorkese; ma è un'autobiografia portata all'eccesso, ai limiti estremi. E' un ricordo tra un sogno e un incubo che si mischia alla memoria cinematografica del regista, confondendosi con essa, come dimostrano le citazioni di altri film e uno scavo della propria coscienza in una piccola realtà tradizionalista e razzista predisposta a una divertita violenza rituale-collettiva fatta di piccole e sistematiche risse e crudeltà: una routine che con il tempo viene vista con indifferenza.
Questo universo viene frequentato, ma non del tutto condiviso, da Charlie, "vitellone" disoccupato che ha uno zio mafioso per cui ha una grande venerazione; questa stima e rispetto provengono dal fatto che è un proprio parente e secondo la logica italo- americana di Charlie ogni membro della famiglia è una persona perbene.
C'è una suddivisione precisa di Charlie dell'affetto e dei sentimenti nei confronti degli altri: con ogni persona è necessario comportarsi in un certo modo; Charlie "seziona" i sentimenti e li divide per ognuno, senza rendersi conto dell'impossibilità di tale azione. E' un bisogno di ordine quello del protagonista, una precisa visione degli eventi.

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