Recensione un tram che si chiama desiderio
Recensione a cura di Marlon Brando (voto: 9,0)
Blanche Dubois, vedova di un marito suicida, va ad abitare in casa di sua sorella Stella a New Orleans dopo la perdita della preziosa casa di famiglia a Belle Rève a causa di ristrettezze economiche. Qui conosce Mitch, un amico di famiglia, che diventerà il suo corteggiatore e soprattutto il brutale Stanley Kowalski, il marito di Stella, con cui inizia un rapporto difficoltoso e violento che, dopo che il cognato scoprirà il suo losco passato da prostituta, si concluderà con lo stupro di Blanche da parte di Stanley ubriaco durante la notte in cui Stella darà alla luce suo figlio. Blanche scivola nella follia e viene condotta al manicomio, mentre Stella, sospettando dello stupro da parte di Stanley, lo abbandona definitivamente.
Il film, seppur epurato dai particolari più spinti come l'omosessualità del giovane marito di Blanche o da volgarità più o meno esplicite di natura sessuale, è fedelissimo all'opera teatrale di Tennesse Williams da cui è tratta tranne che nel finale del testo originale, in cui si lasciava presagire a una ricongiunzione tra marito e moglie. Il compositore Alex North riesce a riprodurre splendidamente i suoni e le musiche blues descritte in ogni scena da Williams e Kazan riesce mirabilmente a ricreare l'atmosfera claustrofobica del dramma dandogli allo stesso tempo anche quel "respiro sociale" che gli è solito e che nell'opera di Williams è meno accennato. Kazan in parte semplicemente traspone e in parte reinterpreta il testo teatrale con grande equilibrio e rispettandone il suo contenuto.
La pellicola va inoltre ricordata come vera e propria testimonianza della validità dell'insegnamento dell'Actor's Studio e del metodo Stanislavskij grazie alle indimenticabili interpretazioni di Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter e Karl Malden.
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