Recensione pret-a-porter
Recensione a cura di victor
Un uomo, all'apparenza molto anziano, sulla settantina, si ferma in un negozio e compra due cravatte...
Si apre così il 26° film di Robert Altman, che questa volta pone al centro del suo mirino la moda e tutto quanto le graviti attorno (giornali, riviste specializzate ecc.).
Come usuale nei film del regista, anche "Pret-a-porter", si snoda attraverso le vicende corali di una serie di personaggi, durante la settimana del pret-a-porter a Parigi.
La settimana dell'alta moda parigina viene sconvolta dalla prematura morte di Olivier de la Fontane, avvenuta a causa di un panino ed attribuita a Sergio, un emigrante in Russia, tornato per rivedere la moglie Isabella, ora sposa del defunto Olivier; le direttrici delle tre riviste di moda più importanti, "Elle" Francia, "Harper's Bazar" America e "Vogue" Gran Bretagna, tentano di accaparrarsi il fotografo del momento, Milo O'Branningam, che finirà per ricattarle; la stilista Simone Lowenthal è costretta a vedere, inerme, il proprio impero venduto dal figlio a Clint Lammeraux, produttore di una società texana di stivali; la reporter Kitty Potter finisce con lo stancarsi di adulare gli intervistati e cede il posto alla sua fedele assistente; due giornalisti si ritrovano per una serie di equivoci a condividere la stanza d'albergo intrecciando una relazione sessuale; gli stilisti Cy Bianco e Cort Romney sono costretti a mantenere segreta la loro relazione mentre Louise, amante di Hamilton, si destreggia tra le strade parigine facendo shopping.
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