lunedì 17 settembre 2007

Recensione REVAK, LO SCHIAVO DI CARTAGINE

Recensione revak, lo schiavo di cartagine




Regia di Rudolph Maté con Austin Willis, Melody O'Brien, Guy Rolfe, Milly Vitale, Jack Palance

Recensione a cura di Giordano Biagio (voto: 4,0)

"Revak lo schiavo di Cartagine" è un film peplum a colori degli anni '60, considerato scadente da tutta la critica italo-americana. Il film è stato bocciato anche da gran parte del mondo cinematografico legato ai media, in particolare quello più vicino al monitoraggio dei gusti degli spettatori.
Non è facile trovare i motivi che hanno portato il film di Rudolph Matè a subire così drastici giudizi negativi; ma stupisce la stroncatura totale del lato più estetico visivo del film, che di solito in qualche modo negli anni '60 funzionava sempre, grazie alle tecniche fotografiche di allora, già molto efficaci, ed ai codici linguistici sul genere ben collaudati.

Apparentemente il film ha tutte le carte in regola per confrontarsi dignitosamente con le altre opere dello stesso genere: un protagonista brillante, agile e muscoloso, attrici molto belle e formose, mezzi navali e costumi di grande verosimiglianza sempre all'altezza della situazione, un regista maturo e affermato, bellezze della natura marina riprese in forma panoramica, una trama intrigante, una fotografia dignitosa.
Rivedendo attentamente il film, però, lo stesso ha qualcosa che non funziona bene, soprattutto sul piano della narrazione. Affinché se ne possa trarre un giudizio più articolato, è necessario un approfondimento analitico un po' particolare, a largo raggio, che tenga conto sia dei contenuti del film che della sua forma.
Il film, per essere capito e valutato più a fondo, ha bisogno di uno studio che in qualche modo equivalga, come impegno, a quello che si infonde di solito in un film considerato valido.
Solo lavorando all'interno delle distinzioni "buono" e "brutto", per confrontare poi tra di loro gli effetti positivi e negativi di alcune tecniche narrative messe in gioco, si possono avviare dei paragoni critici equilibrati che possano sfociare a un certo punto in un giudizio credibile.

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