venerdì 6 febbraio 2009

Recensione GOOD BYE, LENIN!

Recensione good bye, lenin!




Regia di Wolfgang Becker con Daniel Brühl, Katrin Sass

Recensione a cura di Mimmot

Berlino, 9 novembre 1989. Sotto la spinta di concomitanti eventi politici e sociali, il Muro di Berlino (Berliner Mauer), simbolo della "politica dei blocchi contrapposti", che da 28 anni separava Berlino Ovest da Berlino Est e dal resto della Repubblica Democratica Tedesca viene smantellato aprendo la strada alla riunificazione tedesca che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990.
Per 28 anni, dal 1961 al 1989, il muro di Berlino ha tagliato in due non solo una città, ma un intero paese. Fu il simbolo delle divisione del mondo in una sfera di influenza americana e una sovietica, fu il simbolo più crudele della Guerra Fredda.
Raccontare questo evento, drammatico per coloro che avevano creduto all'utopia del socialismo reale, con il sorriso sulle labbra non è impresa semplice nè tantomeno consolatoria.
Raccontarlo con leggerezza e sorprendente freschezza, ma anche con un pizzico di amarezza, riuscendo, allo stesso tempo a parlare di accadimenti che hanno cambiato il corso della storia, senza scadere nella retorica facile, lo è forse ancora di più.

Wolfgang Becker con questo "Good Bye, Lenin!" ci riesce benissimo, mettendo in scena una parabola dal retrogusto amarognolo che arriva a centrare l'obiettivo di sdrammatizzare un evento traumatico, qual è stato per molti la caduta del muro di Berlino e la conseguente dissoluzione della DDR.
Questa pellicola del 2003 riesce molto bene nell'impresa di dar voce, con leggerezza e ironia, a ideali politici irrealizzati, convergendo verso quella forma di "ostalgia" (neologismo tedesco che si riferisce alla nostalgia per la vita nella vecchia DDR; acronimo delle parole osten, "est" in tedesco, e nostalgie, cioè "nostalgia per l'est") per un mondo sconfitto a cui tributare una sorta di omaggio e garantirgli una fine gloriosa.
In effetti in "Good Bye, Lenin!", più che in altri film, il fascino dell'apertura ad Ovest non irretisce proprio tutti (non per niente oltre la metà dei tedeschi, a vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, esprime forte insoddisfazione per come stanno andando le cose nella propria patria riunificata.
Secondo un sondaggio svolto dall’istituto Forsa per conto del quotidiano "Berliner Zeitung", il 51 per cento dei cittadini tedesco- orientali sostiene di essere stato meglio quando il Muro era ancora in piedi e la Germania socialista era ancora uno stato sovrano diviso dal fratello occidentale e capitalista di Bonn. Sentimenti analoghi valgono però anche per i tedeschi occidentali, che sposano al 60 per cento questa tesi: emerge un orgoglio latente per un passato pur sempre totalitario ma che restituiva ai cittadini quella dignità e quelle speranze egalitarie che una troppo frettolosa fine ha portato a cancellare.

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