Recensione revolutionary road
Recensione a cura di JackR
Dopo le divagazioni gangster ("Road to Perdition") e belliche ("Jarhead"), Sam Mendes torna a smascherare il lato oscuro del cuore del sogno americano, la famiglia, come aveva fatto in "American Beauty". Con "Revolutionary Road", però, sceglie di andare alle radici di quel sogno e di collocare la sua impietosa lente di ingrandimento a metà degli anni '50, riunendo lo storico duo di "Titanic" Di Caprio/ Winslet (moglie di Mendes, peraltro) nell'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Richard Yates.
Frank (Leo) e April (Kate) Wheeler sono una giovane coppia middle class benestante in crisi nell'America degli anni 50. L'incapacità di sfuggire alla monotonia ed alla mediocrità che li circonda e che sta affondando i loro sogni e le loro speranze sta aprendo una crepa insanabile tra i due: lei, attrice fallita, è imprigionata nel ruolo frustrante di madre e moglie, lui, incapace di trovare un lavoro soddisfacente è finito a fare il lavoro del padre, venditore di macchine calcolatrici.
April ha un'idea: lasciare tutto e trasferirsi in Europa, a Parigi, per ricominciare, per offrire a Frank il tempo ed il modo di trovare la sua vocazione e perseguirla, e per abbandonare definitivamente una vita in cui l'unica persona in grado di percepire come loro il "vuoto disperato" della vita borghese è il figlio schizofrenico di una vicina di casa (Kathy Bates). Nonostante l'iniziale titubanza, Frank accetta, ma un'improvvisa possibilità di carriera e un'inattesa ed indesiderata terza gravidanza fanno miseramente fallire il piano di fuga e stringono il cappio intorno alla gola di April, riportando a galla tutte le tensioni sopite.
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