Recensione operazione valchiria
Recensione a cura di Francesca Caruso
Dopo "X-Men" e "Superman returns", il regista Bryan Singer (già noto soprattutto per "I soliti sospetti") si avvicina ad un genere completamente diverso, mantenendo lo stile che era riuscito a infondere ai personaggi dei film precedenti.
Il colonnello Stauffenberg è un ufficiale leale che ama il suo Paese, ma guarda inorridito l'orrore che Hitler sta portando avanti, senza che nessuno riesca a fermarlo. Nel 1943, mentre si riprende dalle ferite subite in combattimento, si unisce a un gruppo di ufficiali inseriti nei ranghi del potere che cospirano contro il dittatore. La tattica perpetrata prevede di usare lo stesso piano di emergenza di Hitler per consolidare il Paese nell'eventualità della sua morte, denominato Operazione Valchiria. Stauffenberg riceve una promozione e potrà avvicinare più facilmente il dittatore; sarà lui a dover posizionare una bomba il più vicino possibile all'obiettivo. Questa operazione mostrerà un coraggio estremo di uomini tutto sommato normali, e soprattutto mostrerà al mondo che molti tedeschi disapprovarono l'operato di Hitler e si mobilitarono per fermarlo sacrificando la loro vita.
Bryan Singer è un appassionato dei molteplici avvenimenti accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale; lo ha sempre interessato studiare il Terzo Reich, e "Operazione Valchiria" gli ha dato la possibilità di tracciare un ritratto realistico di quegli anni. La vicenda è stata portata all'attenzione di Singer dallo sceneggiatore Christopher McQuarrie, che ha fatto ricerche più approfondite sulla storia, realmente accaduta, del colonnello Claus von Stauffenberg e di un cospicuo numero di ufficiali che diedero vita ad una Resistenza Tedesca per assassinare Hitler e, con un colpo di stato, rovesciare il governo nazista.
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