Recensione amarcord
Recensione a cura di elio91 (voto: 10,0)
Forse tanti non lo sanno ma la parola Amarcord non significa solo "Io mi ricordo": è una formula magica. Esatto, come quella che Guido continuava a ripetersi in Otto e Mezzo pescandola nella sua memoria di bambino, l'Asa Nisi Masa che contiene la parola Anima. In un momento forse di noia all'interno di un ristorante Fellini prese un tovagliolo e scrisse di getto questa nuova formula: Amarcord, "io mi ricordo" in dialetto riminese. Da quel momento Federico sa bene che questo sarà il titolo del film a cui sta lavorando con Tonino Guerra, un nuovo progetto come sempre avvolto nella segretezza e che tenta in tutti i modi di depistare fornendo notizie bomba ai giornali che si rivelano puntualmente castronerie colossali (un film di fantascienza intitolato "Hammarcord" per allontanare ogni sospetto sulla Romagna, per dirne una).
Fellini nel 1972 aveva portato nel mondo il trionfo della sua Roma personale, felliniana appunto, per poi ritirarsi in un angolo remoto della sua memoria e fare un tuffo nel passato: Amarcord è questo, un passato che c'è, tangibile eppure inventato come tanti dei miti nella carriera del maestro. Indubbiamente è enorme il contributo di Tonino Guerra nella sceneggiatura, romagnolo come Fellini ma a differenza di quest'ultimo legatissimo alla sua terra d'origine quando in realtà Federico ormai è sempre più un romano d'adozione. Questo per chiarire una volta per tutte che Amarcord non è un film autobiografico in senso stretto, non racconta per nulla l'infanzia di Federico Fellini così come è effettivamente stata, ma così come è stata immaginata. Ad esempio, tra le scene più citate e famose c'è quella del transatlantico Rex che costeggia la riviera romagnola sotto lo sguardo affascinato degli abitanti riuniti su barche per l'occasione. Ebbene, questo avvenimento non è mai accaduto in quanto il Rex non si è mai avvicinato a Rimini se non una volta sola, a fari spenti dopo la Seconda guerra mondiale.
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