Recensione super 8
Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 7,5)
Durante l'estate del 1979, in una cittadina americana dello stato dell'Ohio un gruppo di ragazzini sta girando un film horror sugli zombi. Il gruppo di amici è munito di una cinepresa Super 8, di fantasia e di tanta buona volontà.
Fra di loro c'è Joe (Joel Courtney), il figlio del vicesceriffo Jackson Lamb (Kyle Chandler), che è l'addetto agli effetti speciali e che ha perduto sua madre pochi mesi prima a causa di un incidente sul lavoro nell'acciaieria dove lei era impiegata come operaia. Joe partecipa al film diretto dall'amico Charles (Riley Griffiths) soprattutto perché è infatuato di Alice (Elle Fanning), l'attrice protagonista, che è figlia di Louis Dainard (Ron Eldard), l'operaio che ha involontariamente provocato la morte della madre di Joe.
Il gruppo di amici, dovendo girare un film senza soldi, si trova costretto a "rubare" le location che gli occorrono, sfruttando tutti quegli elementi che possono dare alla loro storia una maggior credibilità. Per questa ragione si recano di notte in una piccola stazione di campagna, poco fuori città, per girare una scena sfruttando il passaggio di un vero treno.
I ragazzi cominciano le riprese e il treno sopraggiunge, ma un pickup si scontra con la locomotiva del treno, facendolo deragliare. I ragazzi abbandonano di corsa il set improvvisato per ripararsi dai vagoni ormai fuori controllo. La cinepresa Super 8 cade a terra e continua a filmare, immortalando nel celluloide l'incidente e anche lo strano prigioniero che il treno trasportava.
Dopo il deragliamento i ragazzi scoprono che l'autista del pickup è il dottor Woodward (Glynn Turman), un loro professore, che li mette in guardia e intima loro di scappare. I ragazzi recuperano le loro cose, fra cui la cinepresa super 8, e fuggono, mentre un gruppo di militari dell'Air Force sopraggiunge sul luogo dell'incidente.
Il giorno seguente i militari comandati dal colonnello Nelec (Noah Emmerich), dopo aver recuperato il materiale trasportato dal treno fra cui dei misteriosi cubi di metallo, presidiano l'intera cittadina, che intanto è colpita da una serie di strani accadimenti fra cui la scomparsa di alcune persone e degli animali domestici.
"Super 8" è la terza opera cinematografica diretta da J.J. Abrams che ne firma anche la sceneggiatura. Questo autore, che fino a pochi anni fa era più noto nella sua qualità di sceneggiatore - ricordiamo alcune pellicole come "A Proposito di Henry" ("Regarding Henry", 1991), "Amore per Sempre"("Forever Young",1992) e "Armageddon"(1998) – e creatore di serie televisive di successo come "Lost", "Fringe" e "Undercovers", ha sempre saputo muoversi nel mondo del cinema e della televisione a trecentosessanta gradi. Si è dedicato alla regia, alla scrittura di soggetti e di sceneggiature, alla produzione, alla composizione di musiche e di colonne sonore. Delle tre opere cinematografiche che ha diretto, "Super 8" è quella dal budget più basso (parliamo di circa 50 milioni di dollari contro i 140mila di "Star Trek" e i 150 mila di "Mission Impossible 3") e, al tempo stesso, la più genuina.
Nello scrivere "Super 8" J.J. Abrams si è ispirato a se stesso, quando da ragazzino ammirava al cinema i film di Steven Spielberg e si dilettava insieme a un gruppo di amici a fare film amatoriali con la sua cinepresa Super 8. E così, proprio con la produzione di Steven Spielberg, ha scritto e realizzato un film fortemente ispirato alla cinematografia di quegli anni. Il risultato è un film di intrattenimento, destinato prevalentemente a un pubblico giovane e a un pubblico nostalgico, che ha saputo far rivivere e celebrare la cinematografia d'evasione della fine degli anni settanta e dei primi anni ottanta.
La sceneggiatura cura con perizia la costruzione dei personaggi, che ha un ruolo centrale nello schema narrativo adottato, mentre si svincola con intelligente superficialità dagli impasse narrativi cui potrebbe andare incontro. "Super 8", infatti, è prima di tutto un film sull'amicizia e sulla fantasia, sorretto da una trama fantascientifica poco più che pretestuosa. I due principali punti di riferimento cui si ispira Abrams sono i film di Steven Spielberg e le opere di Stephen King. Ma se i primi sono citati in modo palese e, a tratti, invasivo, le seconde sono più sussurrate e si amalgamano con moltissime altre citazioni della cinematografia di genere tipica di quegli anni.
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