giovedì 15 dicembre 2011

Recensione ROMA

Recensione roma




Regia di Federico Fellini con Fiona Florance, Peter Gonzales, Pia De Doses, Anna Magnani, Britta Barnes, Renato Giovannoli, Elisa Mainardi, Paola Natale, Alberto Sordi, Federico Fellini, Alvaro Vitali, Gore Vidal, Marcello Mastroianni

Recensione a cura di elio91 (voto: 8,5)

ROMA SECONDO FEDERICO

Quante volte Fellini ha ritratto Roma e in quante maniere diverse! Si potrebbe quasi accusarlo di smentirsi nelle varie visioni che ha dato della sua città d'adozione: Roma dei poveracci e delle puttane disilluse, rappresentate dalla gracile Cabiria che ne passa di tutti i colori ma che resiste stoica e sorride alla vita; Roma mondana dei paparazzi e della Dolce Vita, con la Ekberg che tenta Marcello invitandolo a raggiungerla nella Fontana di Trevi, con Cristo a fare un volo con l'elicottero su tutta la città; e infine Roma, nella sua totalità. Manco a dirlo, questa è la Roma secondo Fellini.
Vale la pena partire dalle varie locandine scelte per il film: su quasi tutte campeggia un donnone enorme, statuario, dalle forme esagerate e lo sguardo che guarda lontano, chissà dove. Una prostituta che rappresenta Roma, concetto forte ma che il regista ripete più e più volte nello stesso film. O ancora, in un'altra celebre locandina causa di molte controversie con i moti femministi, vi è una donna carponi con varie mammelle, come un ibrido della Lupa capitolina.
Comunque la si veda, non è un caso che per Fellini la rappresentazione della sua Roma sia una donna, madre e prostituta. Perché Roma è tutto, eterna contraddizione inspiegabile e spinta erotica della fantasia, affascinante proprio per questo suo respingerti pur se mai completamente, ma che non ti accoglie del tutto; città che non si può liquidare con semplicità. Fellini la può ritrarre senza essere distaccato e nelle sue mille contraddizioni e travestimenti perché l'ha conosciuta da estraneo, dopo essere scappato dalla provincia romagnola. Il suo è un trattato quasi antropologico filtrato da una furiosa fantasia d'artista, ritratto di una città mitica che diventa ancora più reale attraverso la messa in scena della palese finzione (concetto fondamentale per capire il Fellini post "Otto e mezzo").

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1 commento:

Anonimo ha detto...
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