venerdì 16 dicembre 2011

Recensione IL TEMPO DEI GITANI

Recensione il tempo dei gitani




Regia di Emir Kusturica con Ljubica Adzovic, Bora Todorovic, Davor Dujmovic

Recensione a cura di Giordano Biagio

Il giovane rom Perhan (Davor Dujmovic) vive in un campo nomadi, alla periferia di Sarajevo, nel sud della Jugoslavia, insieme alla nonna, alla sorella storpia e a uno zio geloso e vizioso. Il ragazzo è orfano della mamma deceduta a seguito di una grave malattia e non ha mai conosciuto suo padre, soldato sloveno comparso in quei luoghi per una battaglia e poi svanito nel nulla.
Perhan è innamorato di Asdra, una bella ragazza rom interessata a lui; il ragazzo vorrebbe sposarla se nonché incontra l'opposizione rigida della madre che vede in lui una persona incapace di mantenere sua figlia e gli eventuali figli.
Un giorno, ritornano nel campo nomadi due violenti boss rom, denominati lo Sceicco e suo fratello, emigrati all'estero tempo addietro e divenuti ricchi vendendo bambini messi sul mercato da madri per lo più vergognose della loro gravidanza, spesso frutto di relazioni segrete. Con la loro venuta la famiglia di Perhan piomba nel caos perché lo zio perde tutto quello che ha al gioco delle carte manovrato dai due boss e, irritato, cerca di rifarsi sui beni della nonna rendendo inagibile, per ricatto in denaro, la casa.

Quando la nonna guarisce con la magia delle mani il figlio moribondo dello Sceicco, si apre improvvisamente uno spiraglio di aiuto per la famiglia in crisi di Perhan. Lo Sceicco accetta di far operare alla gamba la sorella storpia di Perhan, raccomandata dalla nonna, e parte insieme al ragazzo per l'ospedale di Lubiana.
La ragazza viene consegnata al personale infermieristico dell'ospedale con la promessa (non mantenuta) che un altro parente si sarebbe fatto vivo in pochi giorni con i soldi per l'operazione, poi il boss trascina con sé Perhan e fugge verso il campo nomadi di Milano dove con la delinquenza e la prostituzione è riuscito a fare già numerosi affari d'oro.
Perhan nel campo di Milano è male accolto, viene vessato in tutti i modi dagli aguzzini del boss per la sua riluttanza a diventare un delinquente; la violenza su di lui è sistematica, finalizzata al reclutamento, e arriva a un punto tale da sfinirlo. Perhan di fronte alla prospettiva di ritornare a mani vuote nel campo nativo di Sarajevo, che rappresenterebbe il fallimento dei suoi sogni, cede alle richieste dello Sceicco e inizia a Milano una scalata di tipo malavitoso, diventando in breve tempo un boss rispettato, cinico e cattivo.
Arricchitosi, al rientro al campo nomadi di Sarajevo, anziché realizzare i suoi sogni, Perhan va incontro a cocenti delusioni: la sua ragazza è incinta di un altro e l'amata nonna rifiuta di vivere con lui in una nuova casa. La donna infatti intuisce, dai modi insoliti del ragazzo, che suo nipote è diventato un delinquente. Perhan riprende il suo sporco lavoro a Milano ma scoprirà altri inganni e mancate promesse dello Sceicco sugli aiuti alla sua famiglia, cose che lo indurranno alla disperazione.
Come reagirà alle disillusioni Perhan, ritornerà sui suoi passi rifiutando la malavita o sarà per lui ormai troppo tardi riprovare a vivere onestamente e riguadagnare la fiducia della nonna tanto amata?

[...]

Leggi la recensione completa del film IL TEMPO DEI GITANI su filmscoop.it

Nessun commento: