venerdì 16 marzo 2012

Recensione GLI SFIORATI

Recensione gli sfiorati




Regia di Matteo Rovere con Andrea Bosca, Miriam Giovanelli, Claudio Santamaria, Asia Argento, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Aitana Sánchez-Gijón, Chiara Brunamonti

Recensione a cura di Mimmot

Nel 1990 Sandro Veronesi scrisse il romanzo "Gli sfiorati" prendendo a modello la giovane generazione dei mitici anni ottanta per analizzarne le inquietudini esistenziali e le dinamiche comportamentali. Una generazione che ha cercato di vivere al massimo delle proprie possibilità, cercando di cogliere tutto quello che gli girava attorno, quasi a sfiorarla, anche se nulla era sentito come veramente importante.
Erano gli anni del (secondo) boom economico e del benessere, gli anni dei Duran Duran e degli Spandau Balet, dei paninari e della moda kitch, dei flipper e dei biliardini, dei telefoni a gettoni e dei pantaloni a zampa di elefante.
Era la generazione dei mattoncini Lego e dei mangianastri a cassette, di Magnum PI e dei Puffi, dell'incredibile Hulk e di Goldrake.
Era la generazione che ha avuto libertà e fallimenti, successi e sconfitte.
Era la generazione che "ha avuto tutto (o quasi) senza afferrare niente".
Era la generazione dei protagonisti del libro, dei Mete, dei Bruno e dei Damiano e di tutti quelli che li hanno sfiorati girandogli intorno; ed è la generazione dei protagonisti del film di Matteo Rovere, anche se la storia non si svolge più negli anni '80 ma ai giorni nostri.
Perchè, se è vero che le atmosfere, lo stile di vita, le condizioni economiche non sono più quelle di allora, uguali sono rimasti le inquietudini, le insicurezze, i timori, lo smarrimento, l'irresolutezza, la confusione, che non hanno smesso di turbare gli animi dei giovani di ieri come di oggi.
Ma se i giovani di ieri erano figli di un'Italia immersa in un benessere soffuso, quelli di oggi sono figli della precarietà e dell'insicurezza; sono giovani che si propongono come duri e privi di sentimenti, e per questo, troppo frettolosamente tacciati di superficialità e di mancanza di sensibilità. Giovani che amano solo sfiorare le cose e a cui piace solo essere sfiorati, costantemente preda dell'angoscia del vivere sociale.
Come Mete, il protagonista, un giovane ed esperto grafologo romano ancora scosso per la recente morte della madre.

Solitario ed introverso, Mete non riesce ancora a dimenticare l'abbandono del padre.
Un padre sui generis che, da un giorno all'altro, ha abbandonato lui e sua madre per amore di un'altra donna, una spagnola dalla quale ha avuto una figlia, Belinda.
Una sorellastra che il ragazzo quasi non conosce per non averla frequentata e praticamente mai vista in passato.
Adesso suo padre è tornato per sposare la donna che ama da venti anni e vorrebbe coinvolgere suo figlio nella sua vita disordinata e alquanto irregolare. Per questo, nella settimana che precede il matrimonio, quasi costringe il figlio ad ospitare la sorellastra nel suo appartamento di Roma. Poco più che un'adolescente, Belinda è una ragazza molto giovane, seducente e sfrontata, che trasforma la casa di Mete in un bivacco: passa tutto il giorno mollemente adagiata sul divano, con una corta maglietta e un paio di mutandine addosso, e uno spinello perennemente tra le labbra, a guardare la televisione, che accende di azzurrognolo i riflessi dei suoi capelli biondi. Uno sguardo il suo che sembra guardare tutto e soffermarsi su niente.
Non hanno nulla in comune Mete e Belinda (spregiudicata e disinvolta lei, taciturno e fragile lui), eccetto quel padre distante e solo sfiorato: non sono figli della stessa madre, non parlano la stessa lingua, abitano in due città diverse, appartengono a mondi diversi, eppure tra loro nasce un legame ambiguo e scabroso, che giorno dopo giorno, per Mete, assume i contorni dell'ossessione erotica che lo porta, nonostante faccia di tutto per evitarlo, a pensare continuamente a lei e al suo corpo sensuale e procacemente esibito.
Turbato da quella presenza, Mete prova a correre via dalla ragazza e stare il più possibile fuori di casa, a sognare altri mondi e altri incubi, in compagnia delle persone che gli stanno attorno, Bruno e Damiano, i suoi due migliori amici, i più sfiorati di tutti, che cercano come possono di distrarlo da quella pericolosa fissazione.

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