Recensione l'uomo dell'anno
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Recensione a cura di pompiere (voto: 6,5)
Una cosa tira l'altra. Una introduzione da film comedy tira una traccia di tipico stampo politico, poi un'altra sentimentale, e infine una thriller. Il pastiche così creato è incerto sulla direzione da prendere e il significato dell'operazione ne risente. L'inizio è la cosa migliore: Tom Dobbs con due "b" (Robin Williams) è un comico televisivo istrionico e supersimpatico che si candida, un po' per gioco un po' per autopromozione, alla presidenza degli Stati Uniti.
Ironico e graffiante, mette alla berlina con disinvoltura le istituzioni politiche, le loro indifendibili magagne economiche ed etiche. Un comico come presidente non sarebbe poi questa grande novità: basta dare un'occhiata ai Capi di Stato che si succedono nel mondo.
Grazie a un montaggio serrato che valorizza il ritmo e l'idea del trascorrere del tempo, la scelta di candidarsi, la campagna elettorale e l'elezione si susseguono in un battito di ciglia, potenziati da uno script lucido e disinvolto. Nella sequenza del dibattito presidenziale il film dà il meglio di sé: insieme ai candidati repubblicano e democratico, l'indipendente Dobbs smaschera la farsa dei confronti politici in tv, dove di solito si cerca di non pestarsi troppo i piedi per ribadire con falsi sorrisi quelle promesse che sappiamo essere irrealizzabili utopie. Dobbs con due "b" sembra un vero esponente di quella rivoluzione libertaria che darebbe nuova linfa a qualsiasi paese, uno scossone che inviterebbe a tenere gli occhi ben aperti sulla gestione delle realtà sociali.
L'anchorman televisivo piace al popolo americano mentre ricorda loro di non essere rappresentati a sufficienza: c'è un clamoroso vuoto nel panorama politico e Tom decide di infilarcisi. In questo modo spera di riempire quelle parentesi di umorismo mancato, di esile mordente, e di incidere direttamente e semplicemente sui problemi effettivi piuttosto che girare intorno alla questione con parole inutili e fumose.
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