mercoledì 7 marzo 2012

Recensione SIMON DEL DESERTO

Recensione simon del deserto




Regia di Luis Buñuel con Claudio Brook, Silvia Pinal, Hortensia Santovena, Jésus Fernández

Recensione a cura di Ciumi (voto: 9,0)

I tre quarti d'ora scarsi bastano a Buñuel per imbastire uno spettacolo surrealista di satira nera. La colonna dello stilita, simbolo statico dell'ascesi, è il perno attorno al quale ruota una giostra di divertimenti macabri, libere associazioni terroristiche, allusioni pornografiche (le mammelle della capra), blasfemie volutamente banali (i sei anni, le sei settimane e i sei giorni di permanenza sulla vecchia colonna), aggressioni alla morale in forma di gag.
Sotto si muove una tipica folla di mostri bunueliani: storpi e straccioni (i miserabili che non sanno cosa farsene delle parole di un santo) da una parte, monaci equivoci dall'altra. Satana (Silvia Pinal), dipinto secondo le concezioni popolari più comuni (sembianze femminili provocanti, metamorfosi, volgarità, apparizioni e sparizioni, perversione sessuale), dirige questo sabba.

La seduzione del santo e il disfacimento dei suoi ideali sono i temi centrali anche di "Simon del deserto". Dopo che con "Nazarin" e "Viridiana" si erano smontati il messaggio sociale e la carità, la mira si sposta sulle pratiche del digiuno, della penitenza, della meditazione e del distacco dal mondo. Il resoconto sul fallimento della morale cristiana si completa in questa parabola contro l'ascetismo.

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