Recensione last life in the universe
Recensione a cura di Anna Maria Pelella
Kenji è un giovane giapponese trapiantato in Thailandia. La sua ossessione principale è il suicidio, che ha tentato molte volte e l'impossibilità di vivere in un ambiente che non sia perfettamente pulito e in ordine.
Un giorno lo raggiunge suo fratello dal Giappone, in fuga per una storia di yakuza. Nel frattempo lui conosce una ragazza, Nid la quale, mentre cerca di impedirgli l'ennesimo tentativo di suicidio, finisce travolta da un'auto.
Le cose a casa sono precipitate irreversibilmente e Kenji non trova niente di meglio da fare che andare a vivere a casa della sorella di Nid, Noi.
"Last life in the universe" è un tipo di vita solitario. In mezzo a gente che non parla la sua lingua, Kenji passa attraverso lo spazio con uno straccio bagnato in mano, tentando nel frattempo a più riprese di suicidarsi. Il progetto che maggiormente lo impegna, il suicidio per l'appunto, viene costantemente interrotto da campanelli, sveglie e altri oggetti che emettono suoni stridenti.
Suo fratello gli invade lo spazio, spargendo cenere con disinvoltura in tutto l'appartamento, e provocando una sparatoria che sporcherà indelebilmente il tutto di sangue. In questa situazione appare ovvio che Kenji, dopo aver pulito tutta la casa dal sangue, esca di casa e tenti di buttarsi giù da un ponte, ma Nid, una ragazza con cui non ha mai parlato, ma che ha notato nella biblioteca in cui lui lavora, glielo impedirà a costo della sua stessa vita.
Per non dover tornare alla sua casa dove il cattivo odore gli crea finalmente un problema che sia di natura reale, Kenji va a vivere a casa di Noi, sorella della sfortunata ragazza che lo aveva salvato momentaneamente dalle sue ossessioni. La casa di Noi è sporca e caotica e Kenji trova la sua consueta tranquillità pulendo qua e là.
[...]
Leggi la recensione completa del film LAST LIFE IN THE UNIVERSE su filmscoop.it
Nessun commento:
Posta un commento