venerdì 7 luglio 2006

Recensione ANNA DEI MIRACOLI

Recensione anna dei miracoli




Regia di Arthur Penn con Anne Bancroft, Patty Duke, Victor Jory, Inga Swenson

Recensione a cura di Giordano Biagio

A prima vista il film sembra esprimersi molto di più con le parole che con le immagini. Ad uno spettatore distratto la pellicola appare come un racconto in chiave telefilm: priva di spazi visivi pluridimensionali. In realtà è un'opera che cura in modo straordinario il linguaggio visivo. Lo fa senza seduzioni. Umilmente. Lavorando sulla semplicità dell'inquadratura e la scorrevolezza del montaggio. Le angolazioni di ripresa sono numerose e puntuali ma mai impossibili. Sembrano invisibili perché prive di effetti troppo ricercati.
Penn riesce a comunicare pensieri, interrogativi, emozioni di alto valore culturale, tramite immagini di volti in primo piano ripresi a sequenze lente che moltiplicano le possibilità di lettura.

Hellen Keller è una bambina che a seguito di un'oscura malattia infantile, erroneamente diagnosticata come congestione, diventa sorda e cieca. Cresce in condizioni familiari dominate da un'eccessiva tolleranza e perbenismo. La famiglia dopo alcuni anni si rassegna all'invalidità della figlia e non si preoccupa più di migliorare il suo stato psicologico. I genitori cercano soltanto qualcuno che si assuma il peso di gestire il povero vivere quotidiano di Helen. Un vivere basato principalmente sulla soddisfazione di bisogni primari.
Il problema più grave è quello comunicativo. La bambina non ha ancora avuto la possibilità di accedere ad un linguaggio che attivi il pensiero. Qualcosa che ponga i segni racchiusi nella parola tattile in un vero rapporto con le cose. Helen ha bisogno di intensificare la percezione dei sensi e di conseguenza le azioni che ne derivano.
Il compito della nuova istruttrice Annie Sullivan appare subito disperato. Le sue intenzioni sono in contrasto con quello che vogliono i genitori. La famiglia pretende da lei solo un lavoro di sostegno psichico finalizzato a rendere la bambina più docile. Le necessità quotidiane della famiglia borghese, in cui Helen vive, esigono un vivere tranquillo e scorrevole. Esse sembrano prevalere sui reali bisogni terapeutici di Helen.

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