venerdì 14 luglio 2006

Recensione LA CORAZZATA POTEMKIN

Recensione la corazzata potemkin




Regia di Sergej M. Ejzenstejn con Michail Gomarov, Vladimir Barskij, Grigorij Aleksandrov, Aleksandr Antonov

Recensione a cura di Giordano Biagio

Quest'opera di Eisenstein uscita nel 1925 è stata considerata nel 1949, da una giuria di critici in Svizzera, come il miglior film del secolo. Il film inaugura nella storia del cinema due capisaldi della lingua filmica. Una tecnica nuova di montaggio e la nascita di un'emozione d'insieme molto importante denominata pathos che il teatro aveva sempre avuto nella tragedia e il cinema no, se non a tratti, perché privo del linguaggio appropriato.
La tecnica nuova è finalizzata anche a dare velocità e spazi inediti all'azione, dopo un lavoro di ripresa fotografica da più punti dell'oggetto. Eisenstein filma 1320 inquadrature della durata minima di tre secondi. Il regista si avvale di una tecnica di sovrimpressioni e di accelerazione e decelerazione delle inquadrature. La variazione dei tempi delle inquadrature avviene a seconda delle necessità della scrittura. Ad esempio nella scena della scalinata di Odessa la progressiva velocità delle inquadrature dà una forma di realismo al film straordinaria. Un realismo che si fa pathos.

Una scrittura il cui lessico attinge da tutte le arti visive presenti nelle culture (1). Essa è finalizzata soprattutto al pathos. Una tecnica che porta all'innovazione figurativa della trama cinematografica. A un dramma capace di commuovere come al teatro.
Un film quindi che riesce finalmente a pensare e a dire. A dire di più grazie ad un accurato studio delle possibilità linguistiche dell'immagine in movimento. Immagini che diventano con Eisenstein nello stesso tempo metafore e metonimie, vedi le scene dei fucilieri che sparano alla folla in fuga nella scalinata di Odessa. La macchina da presa si sofferma a lungo solo sugli stivali. Gli stivali diventano segno della presenza dei fucilieri e di una volontà zarista di repressione della rivolta. Immagini simbolo selezionate in una modalità linguistica bipolare che riesce a dare più vita alla riproduzione della realtà del film. Un'alta fedeltà al reale. Mai vista prima. Tale da trasmettere il senso più profondo degli eventi storici, la loro sezione più coinvolgente e mitica. Esempio di questo linguaggio è la statua del leone scolpita nella tragica scalinata di Odessa. Il leone passa da una posizione di riposo a una rialzata, pronto all'assalto. Un movimento di montaggio che allude alla reazione insurrezionale del popolo dopo le vessazioni del regime zarista. Un vero e proprio pensiero per immagini.

[...]

Leggi la recensione completa del film LA CORAZZATA POTEMKIN su filmscoop.it

Nessun commento: