giovedì 13 luglio 2006

Recensione HIPNOS

Recensione hipnos




Regia di David Carreras con Cristina Brondo, Demian Bichir, Feodor Atkine, Carlos Lasarte, Julian Villagran, Marisol Membrillo, Natalia Sanchez

Recensione a cura di Luca.Prete

Una giovane psichiatra, Beatriz Vargas (Cristina Brondo) viene assunta in una clinica molto prestigiosa situata in una zona semideserta, specializzata nella cura di schizofrenie e disturbi della personalità con l'ausilio dell'ipnosi.
Tra i primi pazienti di Beatriz, vi è una bambina autistica (caduta in questo stato dopo aver assistito al brutale assassinio della madre). I tentativi di avvicinamento di Beatriz alla bambina e al suo mondo sono molto difficoltosi, resi ancora più ardui da una certa ostilità da parte dei medici (il primario e l'infermiera su tutte) della clinica e dall'atmosfera inquietante presente.

L'incubo per Beatriz inizia quando la piccola paziente viene trovata morta annegata. Da quel momento, è come se la protagonista fosse catapultata in un labirinto non solo dipendente dalla costruzione della clinica, ma anche di tipo mentale ed onirico. Allucinazioni, visioni, stati immaginativi e reali, passato e presente, situazione già vissute precedentemente ed anticipazioni del futuro affiorano nella mente di Beatriz destabilizzandola e conducendola ben presto ad una follia fisiologica.
Il finale, che si presenta a sorpresa ma dal quale si è un po' delusi per come viene articolato, conferirà una certa logicità a tutta la narrazione precedente, rendendo la giovane psichiatra la vera artefice del cammino autodistruttivo intrapreso dalla sua mente.
Il film, di produzione spagnola, è stato girato nel 2002 ma arrivato in Italia, solo due anni dopo. E' tratto da un racconto di Javier Azpetitia, molto apprezzato in Spagna, integrato però dalla sceneggiatura si J. Ruiz Cordoba e dal regista David Carreras.

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