lunedì 24 luglio 2006

Recensione EASY RIDER

Recensione easy rider




Regia di Dennis Hopper con Peter Fonda, Dennis Hopper, Jack Nicholson, Luana Anders

Recensione a cura di Giordano Biagio

Il film è del 1969 e si svolge negli Stati Uniti.
Quest'opera di Dennis Hopper nasce in un contesto storico e culturale che vede protagoniste diverse ideologie: riformiste o rivoluzionarie, pacifiste o marxiste, marcusiane o hippy. Tutte legate da una matrice antisistema. L'atmosfera politica e sociale americana è simile a quella presente in gran parte dell'Europa.
Le ideologie mettono sotto accusa la tecnologia del sistema capitalista. Lo fanno criticando senza mezzi termini il modo con cui la tecnologia viene ideata e usata. E considerano l'applicazione scientifica troppo legata ad interessi particolari. Lontana dalle reali necessità dell'uomo.

Il film svolge un'idea di libertà strettamente connessa ad aspetti importanti dello spirito del '68.
Lo fa rendendo comprensibili i valori più importanti della libertà: essi sono ricercati su un piano prevalentemente estetico. Un'estetica che non può fare a meno di essere occupata da punteggiature etiche.
La pellicola porta avanti con una piacevole scorrevolezza i temi del viaggio, della sessualità trasgressiva, della droga, della vita autonoma delle comunità agricole e religiose.
Nel film la sessualità appare legata a forme di delirio paranoico, ma è vissuta molto liberamente, non è ossessiva: si presenta come bisogno ineluttabile ricco di significato.

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