Recensione la notte dei morti viventi
Recensione a cura di paul (voto: 8,0)
E' il 1966 quando un giovane cineasta di Pittsburgh (ma nativo del Bronx, New York City), decide di realizzare un film che, nel giro di poco tempo, diventerà una sorta di emblema di rottura con la Hammer e con tutte le convenzionali regole hollywoodiane, non solo nel genere horror.
Questo giovane ragazzetto si chiama George Andrew Romero, padre di origine cubana e madre di origine russa: appassionato di fumetti dell'EC, di horror e di design (ha appena finito la University design di Pittsburgh), con numerose esperienze sul set, tra le quali quella come assistente alla regia di Sir Alfred Hitchcock nel famosissimo "Caccia al ladro".
Spinto dai successi di "David and Lisa" e "Goodbye Columbus", film girati proprio a Pittsburgh e che avevano avuto un notevole successo nella cinematografia indipendente americana, Romero si mette in società con due cugini italo-americani, i Ricci cousins, ed un giovane produttore newyorkese, Karl Hardman: l'obiettivo è quello di girare un film a bassissimo costo, dell'orrore, underground.
Il 1968 è un anno fatidico non solo per l'America, ma per tutto il mondo: gli Stati Uniti stanno vivendo un periodo di forte fermento. C'è la guerra in Vietnam, le rivolte universitarie, le lotte dei neri, il volere uscire da un certo cliché dato dalla cosiddetta "buona famiglia wasp". Si è parlato spesso de "La notte dei morti viventi" come di un horror politico, ideologico, contro. Tuttavia sorprenderà invece leggere che il regista non aveva la minima intenzione di realizzare una storia connotata politicamente, bensì solo produrre un horror-movie di rottura con i canoni imposti da Hollywood, soprattutto, leggasi sopra, gli horror della Hammer.
"Volevamo fare un film dell'orrore, in bianco e nero, con un protagonista di colore che uscisse totalmente dagli stereotipi che aveva offerto fino ad allora il cinema di Hollywood verso gli attori afroamericani, e soprattutto volevamo un film senza lieto fine, senza una storia d'amore, senza la classica rappresentazione della bella famigliola americana. La politica certo era intorno a noi, ma non volevamo fare un film politico". Tra i vari progetti analizzati prima di decidere di mettersi a realizzare "La notte dei morti viventi", due potevano classificarsi come puri horror, senza alcuna connotazione ideologica o sessantottina. Il primo progetto che Romero e Hardman presero in considerazione fu un film di fantascienza, molto ispirato a "La Guerra dei mondi" di Welles.
Vennero anche effettuati vari sopralluoghi nei paraggi di Pittsburgh, contattato un esperto di effetti speciali e filmati numerosi pali della luce, nonché bidoni d'immondizia che, lanciati in aria, potevano dare l'impressione di stare filmando un disco volante. Il progetto andò avanti per numerosi mesi finché ci si rese conto che non avrebbe potuto essere realizzato. Troppi infatti i soldi da investire (e gestire) per un budget ridotto all'osso e una line-production così disorganizzata. Il secondo progetto, di cui si sa poco e nulla, doveva essere un gore-black-sciente fiction-comedy intitolata "The invasion of the Spaghetti Flesh Eaters". Ma anche quest'idea, il cui titolo era tutto un programma, venne accantonata nel giro di poche settimane: Romero ed il suo gruppo di giovani cineasti ed appassionati di cinema erano ancora troppo inesperti e senza quattrini per affrontare film di tale genere.
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