Recensione stand by me - ricordo di un'estate
Recensione a cura di Pasionaria (voto: 9,0)
Il cinema ha sempre dato maggiore spazio alle storie degli adolescenti dai 16 anni in su, trascurando un'età di transizione, quella preadolescenziale, la più ricca di cambiamenti e quindi di spunti interessanti. Pochi registi si sono cimentati nell'analisi delle problematiche relative ai ragazzini dai 12 ai 14 anni, fra questi l'ha fatto con grande sensibilità Trouffaut nel film "Gli anni in tasca", seguito da Louis Malle che in "Arrivederci ragazzi", dilata e drammatizza il tema e I suoi protagonisti ambientando I loro tormenti nel difficile periodo delle leggi razziali contro gli Ebrei. Pochi altri lungometraggi totalmente dedicati all'autentica "età ingrata" li hanno preceduti e seguiti, quello più noto negli anni Ottanta "Il tempo delle mele", grande (immeritato?) successo al botteghino, ma superficiale e poco incisivo a livello tematico.
"Stand by me" si colloca fra questi, meno drammatico dei primi, più intenso del secondo, insomma c'entra l'obiettivo, raccontandoci una storia commovente in un crescendo emozionale che, a tratti, sfiora la poesia.
E' il racconto di un viaggio, più metaforico che reale, un viaggio d'iniziazione che trasforma il gioco di bambini in una fondamentale esperienza di transizione nell'inesplorato territorio degli adulti. Rob Reiner traspone sul grande schermo il terzo dei quattro racconti di "Stagioni diverse" (The body), opera atipica, probabilmente autobiografica, del grande autore horror Stephen King. Il regista lo fa con una spiccata sensibilità interpretandone l'essenza, tanto che King lo considera la migliore trasposizione cinematografica di una sua opera. In effetti, Reiner ha saputo abilmente rappresentare le emozioni che trapelano dal racconto di King, le ha sapientemente trasfigurate nelle belle immagini del suo film, donando loro, attraverso l'ottima regia, quel non so che di catartico, che l'opera scritta forse non offre.
Gordie, Chris, Teddy, Vern, sono I quattro ragazzini protagonisti di cui il regista ci narra l'avventura in un'estate del 1959 (la colonna sonora lo sottolinea) a Castle Rock nell'Oregon; un'avventura che segnerà la loro esistenza e che resterà per la vita un dolce ricordo da preservare. I quattro amici partono alla ricerca del corpo di un loro coetaneo dato per disperso, l'avventura di quella estate lontana è narrata in terza persona proprio da uno di loro, Gordie Lachance, ormai adulto e scrittore affermato (Richard Dreyfuss). Proprio la notizia, letta su un quotidiano, della tragica morte di Chris (R. Phoenix), suo amico d'infanzia, lo riporta al ricordo di quella vacanza estiva che segnò la fine della fanciullezza per entrambi.
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