venerdì 14 luglio 2006

Recensione SILENT HILL

Recensione silent hill




Regia di Christophe Gans con Radha Mitchell, Laurie Holden, Sean Bean, Deborah Kara Unger, Tanya Allen, Christopher Britton, Kim Coates

Recensione a cura di cash (voto: 4,5)

Ci son persone che sanno fallire benissimo nella vita. Lo fanno con metodo, con precisione, come se fosse la loro missione. E centrano sempre l'obiettivo; quando possono fallire, lo fanno. Chiedete a Christophe Gans, lui sì che se ne intende. Osò criticare quel capolavoro che è "Avalon" di Oshii, dal basso del suo miserabile "Patto coi lupi".
Prese la storia memorabile di un manga immortale, "Crying freeman" e la trasformò in un filmetto di cui si sarebbe vergognato persino Pingitore. Poi deve aver passato quanche oretta alla playstation, giudicando "Silent Hill" il miglior survival horror che abbia mai visto.
Quanto basta per far scattare la decisione che le sue magiche e provvidenziali armi cinematografiche avrebbero potuto disintegrare il ricordo di tal capolavoro. Perchè per trasformare un bellissimo gioco in qualcosa di imbarazzante non ci vuole molto, basta che Gans se ne occupi.
Già, perchè Gans è una persona che sa come ottenere quel che vuole: lui si alza e se ne va via alle proiezioni dei film che non gli piacciono in segno di dissenso (quasi tutti capolavori), si intervista da solo, si fa i complimenti da solo, si fotografa da solo, si dà ragione da solo. Poi però i suoi film li fa vedere agli altri; lui, a scanso di equivoci, tiene fede alla sua linea e se ne va dalla sala perchè non gli piace quando il pubblico, dice, fischia le sue opere. Cioè sempre.

Ma l'acredine di questa breve ma significativa introduzione deriva per la maggior parte dall'amore che proviamo per la saga di "Silent Hill". Un qualcosa che non si può spiegare, non si può raccontare. E' un'esperienza, e come tale va vissuta.
Due parole sul gioco: il kolossal della Konami nasce principalmete con l'esigenza di tener testa e contenere lo straordinario successo di "Resident Evil". Quanto questo è caciarone, tutto azione e un po' farlocco, tanto "Silent Hill" è cerebrale, lento, suggestivo e realmente inquietante. Fin'ora si contano quattro capitoli: il primo molto cervellotico, con la trama che è poco più di un pretesto. Il secondo è meraviglioso, con una trama realmente sceneggiata, un poco scontata ma di sicuro impatto. Il terzo si butta a capofitto sulla falsariga del primo, ma tuttosommato è bruttarello assai. Il quarto parte con un'idea eccezionale, ma poi si perde nelle stesse nebbie di Silent Hill, praticamente un pacco.
Ricapitolando, solo il secondo è profondamente cinematografico, mentre i restanti sono maggiormente portati verso l'esperienza videoludica vera e propria.
Ragionamento di un essere normale: facciamo il porting del secondo episodio.
Ragionamento di Gans: facciamo il porting del primo episodio shakerato col terzo, ma non prima di aver reso ridicola la già esile (?) trama (?).
E qui casca l'asino, e le magagne vengono fuori, ma dell'aspetto videoludico e di quello cinematografico parleremo poi.

[...]

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