mercoledì 5 luglio 2006

Recensione IL PRESTANOME

Recensione il prestanome




Regia di Martin Ritt con Herschel Bernardi, Michael Murphy, Zero Mostel, Woody Allen

Recensione a cura di Giordano Biagio

Il prestanome (USA 1976) è un film di non facile definizione stilistica. Forse è classificabile a grandi linee solo come genere: che è di commedia-drammatica.
In realtà è una pellicola molto complessa per stile e originalità della forma. Il film appare come un'opera dai generi multipli, apparentemente dominata da toni a sfondo drammatico. Il tono del dramma ha la particolarità in questa opera di stemperarsi nelle numerose freddure, satire, sberleffi e sarcasmi che portano tra l'altro il film ad assumere un linguaggio sfumato. Un linguaggio che, proprio perché ibrido di codici linguistici (anche teatrali), contribuisce notevolmente nel dare incertezza alle definizioni: in particolare in quelle riguardanti la classificazione emotivo-spettacolare.
Le scene sono ambientate nel periodo più minaccioso del Maccartismo: all'inizio degli anni '50. Precisamente quando la Caccia alle streghe ostacolava la funzionalità stessa delle istituzioni democratiche americane, discriminando dal resto del paese i cittadini onesti che avevano simpatie per la sinistra.
La pellicola rievoca in forma autobiografica gli anni in cui la cosiddetta Caccia alle streghe penetrò nel mondo dello spettacolo: creandovi un pesante clima di odio e di incertezze professionali che colpì in particolare gli artisti di teatro e di cabaret.
Alcuni componenti del cast quali il regista Martin Ritt, gli attori Zero Mostel e Herschel Bernardi, lo sceneggiatore Walter Bernstein finirono tutti, all'epoca delle persecuzioni, sulla cosiddetta Lista nera; subirono vessazioni di ogni genere che misero a dura prova sia le loro carriere che la qualità della vita delle rispettive famiglie.

Il film è realizzato con grande cura visiva utilizzando anche tecniche tipicamente francesi quali ad esempio l'interruzione del dialogo finale di una scena di cui si è già capito il senso, con l'inizio di una conversazione che fa parte della scena successiva; questa tecnica ripetuta diverse volte consente di ottenere sia un effetto estetico riguardante un maggior scorrimento del film che di immettere nella stessa unità di tempo visiva più informazioni accorciando le lunghezze eccessive dei film, spesso considerate antiestetiche e poco spettacolari. Il film esibisce anche un credibile verismo recitativo.
La pellicola è impregnata a tratti di un'atmosfera tragico-comica che fa ridere e riflettere nello stesso tempo portando l'attenzione dello spettatore sull'assurdità della guerra fredda. Una guerra che avvelenava con il sospetto di tradimento la vita stessa di molti cittadini onesti facenti parte delle rispettive nazioni in contrapposizione.

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