lunedì 26 gennaio 2009

Recensione BILLY ELLIOT

Recensione billy elliot




Regia di Stephen Daldry con Jamie Bell, Julie Walters, Gary Lewis, Jean Heywood, Stuart Wells

Recensione a cura di Mimmot

L'Inghilterra è quella greve e plumbea dell'epoca del governo Thatcher, impegnato a riservare destini magri e miseria nera ai minatori in sciopero.
L'ambiente è quello tipico della working-class di una cittadina della Contea mineraria di Durhan, nel nord-est britannico, segnato dalla politica di deindustrializzazione attuata dalla Lady di ferro che portò alla chiusura del settore carbonifero inglese.
L'epoca è quella del mitico sciopero dei minatori del 1984/85, che speravano di riscattarsi dalla tragedia legata al dramma della disoccupazione.
L'atmosfera è quella del romanzo di formazione e di ribellione legata all'esaltazione del mito dell'arte e della forza di un sogno.
La storia è quella di un ragazzino di undici anni, Billy Elliot, che, sfidando regole e pregiudizi, grazie alla sua improvvisa passione per la danza, intraprende un percorso di formazione personale che lo porterà a cercare e trovare una sua forma di riscatto sociale e una sorta di vittoria delle forze della perseveranza sulla limitatezza dei pregiudizi.
Intanto il governo conservatore della Signora Tatcher, incurante del fatto che ci fossero delle famiglie dietro a quei minatori che protestavano, per ridimensionare il ruolo del sindacato che, in occasione dell'analogo sciopero del 1974, aveva costretto alla trattativa e aveva costituito uno dei motivi delle successive dimissioni del Governo del conservatore Edward Heat, è impegnato a mostrare il pugno di ferro contro i lavoratori che, insieme alla perdita del posto di lavoro, si vedono preclusa qualsiasi prospettiva per il futuro.
Durante questo difficile momento per gli abitanti della cittadina mineraria di Easington e per la famiglia Elliot, il piccolo Billy scopre se stesso e la sua vera vocazione, lontana da una possibile esistenza passata nel fondo di un pozzo o ad ubriacarsi in un pub fumoso.

Billy Elliot e la sua famiglia, in questo scorcio del 1984, vivono una situazione economica e familiare molto difficile: il fratello maggiore è attivista sindacale e minatore; il padre, anch'esso minatore, non ha ancora elaborato il lutto per la perdita della moglie, deceduta poco tempo prima; Billy deve badare alla nonna affetta da una forma precoce di alzheimer mentre la povertà in casa Elliot è tangibile e i soldi bastano appena per procurarsi i beni di prima necessità.
Anche l'ambiente circostante non è particolarmente favorevole: la cittadina di Easington, con le sue case e le sue strade popolari, dove la desolazione regna sovrana e gli abitanti sonno tutto di tutti, ha i colori lividi e spenti delle località minerarie: le persone sono incattivite dalla miseria e da uno sciopero che dura ormai da lungo tempo; l'ignoranza causata dalla mancanza di mezzi materiali e i pregiudizi tipici del maschilismo, per cui un uomo vero deve essere insensibile, ubriacone e donnaiolo e la mascolinità si esprime con gli sport in cui la forza fisica è preponderante.
La famiglia Elliot non fa eccezione alla regola e per questo Billy viene costretto a frequentare la locale palestra a prendere lezione di boxe.
Solo che la scuola di pugilato, dove Billy prende più pugni di quanti riesca a darne, condivide i locali con la scuola di danza classica, dove la tenace Mrs. Wilkinson tenta di rendere aggraziati gli sgambettamenti di uno sparuto gruppo di goffe coetanee di Billy.

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