Recensione ladri di biciclette
Recensione a cura di Marco Iafrate (voto: 9,0)
Vittorio De Sica muove i primi passi nel mondo della cinematografia già nel 1917, quando a soli sedici anni ricopre il piccolo ruolo di G. Clemenceau ragazzo nel film "Il processo Clemenceau", di Alfredo De Antonini, passato al professionismo teatrale nella compagnia Almirante- Rifone-Tofano e deviando successivamente verso il teatro popolare inizia ad intraprendere la carriera di attore cinematografico nel 1932 con il film di Camerini "Gli uomini che mascalzoni" dove, cantando la famosa "Parlami d'amore Mariù" di C.A. Bixio, mette in mostra anche una sorprendente versatilità.
I traguardi raggiunti con i suoi film non sono però sufficienti a soddisfare chi in quel periodo è definito lo "Chevalier italiano"; De Sica è sul punto di tornare definitivamente a fare teatro quando gli si aprono inaspettatamente le porte della regia cinematografica. Il suo orientamento si basa palesemente sull'osservazione acuta dei sentimenti umani e della loro radice sociale.
È con la collaborazione dello scrittore e sceneggiatore Cesare Zavattini che De Sica, soprattutto con i suoi due film più rappresentativi, "Sciuscià" e "Ladri di biciclette", contribuisce in maniera determinante alla nascita di una nuova cultura cinematografica: il neorealismo.
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