lunedì 26 gennaio 2009

Recensione IMAGO MORTIS

Recensione imago mortis




Regia di Stefano Bessoni con Geraldine Chaplin, Leticia Dolera, Silvia De Santis, Jun Ichikawa, Álex Angulo, Helena Carrión, Francesco Carnelutti

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 7,0)

"Io catturerò la Morte attraverso i tuoi occhi"

Negli ultimi anni, tutto il mondo ha riscoperto il genere cinematografico dell'orrore grazie alla forte spinta prodotta dai cineasti orientali, soprattutto Giapponesi e Sud-Coreani, che hanno saputo restituirgli nuova linfa vitale.
Purtroppo in Italia, non ci stancheremo mai di ripeterlo, sembra che non ci sia più la sensibilità né la coscienza di che cosa sia un film dell'orrore propriamente detto. Evitando pedanti ripetizioni di quanto già affermato e spiegato in passato relativamente alla Letteratura Gotica e alla nascita del genere Horror, si rinvia il lettore alle recensioni di "Il Nascondiglio" e di "The Mist", senza voler abusare della sua pazienza e della sua comprensione.
Secondo molti analisti questo genere cinematografico, nato negli anni trenta negli Stai Uniti che hanno accolto le istanze del cinema muto ed impressionista tedesco dei primi decenni del secolo (si pensi alle opere di Paul Wegener, di Robert Wiene e di Friedrich Wilhelm Murnau), ha raggiunto il proprio apogeo grazie ad artisti italiani quali Riccardo Freda e Mario Bava, che negli anni cinquanta e sessanta hanno sostanzialmente dato vita ad una nuova concezione del Gotico, che poi fu sviluppata ulteriormente negli anni settanta da altri autori fra cui il massimo esponente è stato Dario Argento, senza però dimenticarci di grandi autori come Pupi Avati e Dino Risi e di autori definiti, spesso ingiustamente, "minori" come Lucio Fulci, Antonio Margheriti, Umberto Lenzi, Ruggero Deodato.
Si può anche affermare che Mario Bava e Riccardo Freda abbiano sostanzialmente dato vita al genere Horror, almeno limitatamente alla sua concezione moderna, andando assai oltre i loro contemporanei autori d'oltreoceano come Roger Corman, Robert Wise, William Castle e Robert Aldrich, che però meriterebbe un discorso a sé stante da tenersi in altra sede.
Appare quantomeno bizzarro, dunque, che un genere che, anche se non si volesse affermare che sia nato in Italia, ha raggiunto nel nostro Paese le massime vette riconosciute a livello internazionale, oggi invece non solo sia completamente dimenticato ma soprattutto sostanzialmente mal visto dai produttori e dai distributori.
Questa affermazione infatti, contiene una mezza verità e, quindi, una mezza bugia.
Il genere Horror in Italia non è mai stato dimenticato da una piccola fetta di pubblico affezionato e da alcuni autori che hanno per decenni cercato di farlo rivivere, senza troppo successo, nel nostro Paese. Si pensi ai film di Ivan Zuccon, che malgrado un notevole consenso a livello internazionale, in Italia non sono distribuiti e sono poco conosciuti e poco conoscibili. Lo stesso discorso può farsi per Gabriele Albanesi che ha diretto una pellicola Gore, intitolata "Il Bosco Fuori", che è stato proiettato in pochissime sale, ma che in altri Paesi come il Giappone è stato per settimane in vetta alle classifiche.
Si può dunque affermare candidamente che il genere Horror Italiano è mal visto da un'intelligentia spocchiosa e pretenziosa e dal mondo della produzione e della distribuzione cinematografica, che affermano, mentendo, che il pubblico non è interessato a questo genere.

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